segunda-feira, 24 de março de 2014

Lettera Pastorale dell'allora vescovo di Eichstätt (Germania, 1988), Mons. Karl Braun, scritta in occasione del 25° anniversario della pubblicazione della Costituzione conciliare sulla Sacra Liturgia.



Mons. Karl Braun,



Lettera Pastorale dell'allora vescovo di Eichstätt (Germania, 1988),
Mons. Karl Braun, scritta in occasione del 25° anniversario della

pubblicazione della Costituzione conciliare sulla Sacra Liturgia

(Sacrosanctum Concilium)



Eichstätt, 4 dicembre 1988

Ai Sacerdoti e ai Diaconi della diocesi di Eichstätt
in occasione del 25º anniversario della pubblicazione della Costituzione sulla liturgia

Cari Confratelli!

Venticinque anni fa, il 4 dicembre 1963, come primo frutto del Concilio Vaticano II venne pubblicata la Costituzione sulla Sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium (SC). Essa costituisce il fondamento di tutti i passi postconciliari nell'ambito della vita liturgica della Chiesa. Traggo spunto dal 25º anniversario di questa Costituzione per richiamare l'attenzione su alcune questioni che mi sembrano importanti nella prospettiva attuale.

1. Con la citata Costituzione i Padri conciliari hanno proseguito su vasta scala la riforma liturgica che Papa Pio XII aveva già iniziato al tempo della seconda guerra mondiale. Con questa decisione essi si proponevano di "far crescere ogni giorno più la vita cristiana tra i fedeli" (SC 1; cfr. SC 21).

2. I Padri conciliari erano consapevoli che sarebbe stato possibile realizzare le aspirazioni della Costituzione sulla liturgia soltanto quando "gli stessi pastori d'anime [...] sono penetrati per primi dello spirito e della forza della liturgia, e [...] ne diventano maestri" (SC 14). La celebrazione liturgica ha certamente presupposti e conseguenze. La "vita spirituale" non si esaurisce solo in essa (cfr. SC 12). Comunque la liturgia "è la prima e per di più necessaria sorgente dalla quale i fedeli possano attingere uno spirito veramente cristiano" (SC 14). Per questa ragione noi pastori d'anime dobbiamo curare "con zelo e pazienza la formazione liturgica, come pure la partecipazione attiva dei fedeli, interna ed esterna ..."; in tal modo assolviamo "uno dei principali doveri del fedele dispensatore dei misteri di Dio" (SC 19).

Oltre a tutti gli sforzi per un buon svolgimento esteriore dell'azione liturgica, oggi ci deve stare particolarmente a cuore che i fedeli giungano a una profonda partecipazione interiore all'atto liturgico.
Un incremento delle attività esterne in occasione dell'azione liturgica non può andare a discapito dell'interiorità.
Relativamente alla partecipazione interiore alla santa Eucarestia, la Costituzione desidera che "i fedeli non assistano come estranei o muti spettatori a questo mistero di fede, ma, comprendendolo bene per mezzo dei riti e delle preghiere, partecipino all'azione sacra consapevolmente, piamente e attivamente; siano istruiti nella parola di Dio; si nutrano alla mensa del corpo del Signore; rendano grazie a Dio; offrendo l'ostia immacolata, non soltanto per le mani del sacerdote, ma insieme con lui, imparino ad offrire se stessi, e di giorno in giorno, per mezzo di Cristo mediatore siano perfezionati nell'unità con Dio e tra di loro, di modo che Dio sia finalmente tutto in tutti" (SC 48). È quindi decisivo che i cuori si uniscano a Cristo e che insieme con lui si offrano al Padre. Ogni azione liturgica che non si ponga questo fine, per quanto apparentemente "riuscita" e "rispondente", misconosce la natura della liturgia.
Quindi i pastori d'anime "devono vigilare affinché nell'azione liturgica non solo siano osservate le leggi per la valida e lecita celebrazione, ma che i fedeli vi prendano parte consapevolmente, attivamente e fruttuosamente"(SC 11LEGGERE...