segunda-feira, 31 de março de 2014

Maria: Il tempo per ottenere la speranza è ora, oggi, in questo momento. Quando tutti gli eventi inizieranno (e gli eventi violenti non sono ancora iniziati), sarà troppo tardi per guadagnare la speranza.


7 marzo 2014

Maria

Parlerò di speranza. Comincerò da capo e ricomincerò a suscitare i cuori di coloro che credono in me. Vedono la tenebra e crescono sfiduciati. Vedono le forze del male spazzare il mondo, come nazione dopo nazione viene tratta nel subbuglio. Vedono i molti pericoli, perché io li ho descritti così chiaramente. Sanno anche che io aspetto e aspetto. Il quadro è così chiaro per loro.

Io sono la Madre della Speranza. Una madre è in casa. Lei non è associata con eventi mondiali. Lei dondola la culla, cambia i pannolini e prepara i pasti. Eppure, quanto potente è la sua influenza! Lei è il cuore della casa, la linfa vitale che scorre all’interno dei suoi figli.

Lei ammorbidisce le ferite inflitte dal mondo e garantisce a tutti i suoi figli che possono sempre rivolgersi a lei nei loro dolori. Lei non infligge mai dolori inutili e consola tutti i suoi figli nei loro momenti di difficoltà.

Come Madre celeste, io porto ancora più benedizioni. Queste le distribuisco liberamente adesso. Non ho bisogno di aspettare, tranne che ogni persona chieda e cerchi. Queste benedizioni inizierò a rivelare.

Commento: Il Cuore di Maria possiede molti doni che sono ancora sconosciuti, come una fontana in attesa di essere riversata.


8 marzo 2014

Maria

O lettore, quanti oneri sono venuti su di te. Ciò che sembrava sicuro è minacciato e quello che eri solito avere ti è stato tolto. Satana ha tolto tanto dalla tua cultura e ha sostituito la sicurezza del Padre celeste con le sue sofferenze.

Nelle tue prove, dove ti rivolgi? Anche la fede è stata indebolita. I dubbi sono stati seminati. Le semplici credenze degli anni passati sono respinte. Per questa ragione, io, la Madre della Speranza, ti darò le mie parole. Ascolta. Scrivile sul tuo cuore. Nei prossimi giorni le ripeterò e spiegherò, così che le mie parole costantemente ti rinfreschino.

Io sono la Madre della Speranza. Ho sempre voglia di abbracciarti, più di ogni madre terrena. Quando ti abbraccerò, il dolore se ne andrà, le sofferenze diminuiranno, la luce disperderà la tua disperazione. Vivrai la mia presenza. Dopo il mio abbraccio non tornare rapidamente al mondo. Non cercare, in un primo momento, neanche di conoscere le soluzioni ai tuoi problemi. (Ti darò queste più tardi). In questi momenti del mio abbraccio materno di apertura, stai quieto. Lascia che le difficoltà fluiscano via. Io toglierò il potere che questi conflitti hanno su di te. Dopo questo primo abbraccio, comincerò a infondere speranza.

Commento: Maria invita tutti noi ad importanti momenti di quiete in sua presenza.


9 marzo 2014

Maria

Il tempo per ottenere la speranza è ora, oggi, in questo momento. Quando tutti gli eventi inizieranno (e gli eventi violenti non sono ancora iniziati), sarà troppo tardi per guadagnare la speranza. La speranza è l’olio per la lampada e non può essere acquistato all’ultimo minuto.

La speranza esige una fede nella potenza di Dio e la convinzione che ti ama. Tutti i credenti sanno che Dio è onnipotente, ma lui sembra distante, che viva in cielo, ma non agisca sulla terra.

Tu chiedi: “Dio agirà per me?” Tu dici: “Ho poca fede. Mi capita spesso di fallire. Io non sono forte. Subito cresce la paura.” Queste sono le tue paure. Gettale via. In presenza della madre, il bambino non pensa a sé perché sua madre è sulla scena.

Io ti preparerò per gli eventi, ma è necessario immagazzinare l’olio della mia speranza ora.

Commento: Tutti noi temiamo di cadere nel tempo della prova. Maria promette di essere nostra Madre.


10 marzo 2014

Maria

Per suscitare la speranza, apro ampiamente il libro delle mie benedizioni. Le parole sono scritte grandi ed in ogni pagina. Tuttavia, solo gli occhi della fede possono vedere e leggere ciò che è scritto.

La prima pagina contiene una descrizione del Padre amorevole, che ha portato tutta la creazione all’esistenza ed ha posto l’uomo al vertice della creazione materiale, che deve scegliere deliberatamente se vuole condividere nei poteri di Dio il conoscere e l’amare.

La seconda pagina contiene il mistero di Dio che si fa uomo e viene a vivere in mezzo a noi, un mistero realizzato dalla mia disponibilità ad essere la Madre di Dio.

La terza pagina contiene il mistero dello Spirito Santo che Gesù ha mandato a coloro che egli aveva ammaestrato ed ai quali era apparso dopo la sua risurrezione.

Tutte le altre pagine contengono la storia del Regno di Gesù, tutto ciò che lo Spirito Santo ha compiuto nei cuori dei credenti.

Ora, io giro le pagine ad oggi. Le parole non sono ancora state scritte, perché le benedizioni stanno riversandosi giù dal cielo. Solo i doni che vengono accolti, ricevuti e inviati sono registrati in questo libro di benedizioni. Leggere il libro ti riempirà di speranza Vedrai tutto ciò che lo Spirito Santo ha fatto. Il tuo nome è nel libro, perché ha svolto le sue opere in te. Sii pieno di speranza. Vuole fare grandi cose nel tuo cuore.

Commento: Tutte le azioni che compiamo oggi sotto la guida dello Spirito sono registrate in questo libro di benedizioni.


11 marzo 2014

Maria

Tutto è costruito sulla speranza. Quando l’uomo è pieno di speranza, l’uomo costruisce le sue case ed i suoi regni. Quando questi sono minacciati, deve aggrapparsi alla speranza. Quando tutto è distrutto, deve solo sperare che si possa ricostruire. Senza speranza, accetta la sconfitta e non progetta alcun futuro.

Queste sono le mie parole. Ascoltate attentamente. L’umanità ha costruito le sue case e costruito i suoi regni. Davanti ai suoi occhi, questi regni vacillano. I venti soffiano e le piogge stanno scendendo. Le inondazioni che spazzeranno via questi regni seguiranno presto. Andranno in frantumi le speranze. Senza speranza, nessun futuro viene ricostruito, perché tutte le vostre speranze umane vengono portate via.

Io, sola, sono la Madre della speranza ed in quei giorni, solo coloro che hanno udito la mia parola avranno speranza. Il futuro del mondo sarà rimosso dalle mani dell’uomo. Terrò il futuro nelle mie mani. Io inviterò tutti a venire. O lettore, vieni ora, proprio ora. Non c’è speranza per il futuro, se non con la Donna vestita di sole.

Commento: Ora vediamo solo il vacillare. Solo Maria darà la speranza dopo il crollo.


12 marzo 2014

Maria

I fuochi dell’inferno, con la loro sofferenza e confusione, pretenderanno sempre di più terreno. Mentre lo fanno, si spegne la speranza. Quando la speranza muore, la vittoria dell’inferno è assicurata. Non ci sarà opposizione a questi incendi, nessuna risposta.

Io sono la Madre della Speranza e queste acque di speranza possono fluire fortemente dal mio Cuore. Nessun fuoco le sconfiggerà. La loro vittoria è assicurata. Proprio ora, aspettano, come un oceano possente che non getta alcuna onda sulla riva.

O uomini, la vostra terra è in fiamme con fuochi ovunque. L’acqua delle speranze secolari non potrà mai spegnere questi incendi, perché provengono dall’inferno e vi fanno condividere le fiamme eterne dell’inferno. Questi incendi condividono l’intelligenza demoniaca, progettata da Satana, da quando è stato sconfitto alla croce. Egli è pronto a contrastare qualsiasi piano che potrebbe essere necessario per ripristinare la pace, l’ordine e la sicurezza.

Solo le acque immagazzinate nel mio Cuore possono spegnere i suoi fuochi. Un giorno, queste acque fluiranno e tutti vedranno che io sono la Donna. Quanto sarà consumato e distrutto nel frattempo? Quando la consacrazione della Russia avverrà?

Commento: Maria descrive correttamente il nostro mondo del 2014 - incendi ovunque. Ella parla anche del dono di Dio - l’oceano di speranza nel suo Cuore.


13 marzo 2014

Maria

La speranza non parla mai della fine, perché dove abita la speranza non c’è fine. Le persone senza speranza spesso dicono: “Questa è la fine.” Quello che cercavano, quello che hanno costruito e ciò che hanno vissuto è crollato. I loro sogni sono rotti in mille pezzi.

Dove c’è vera speranza, non esiste una fine. La speranza andrà avanti e volontariamente si lascerà alle spalle ciò che non può essere recuperato. La speranza trascende, si erge sopra, non è mai conquistata e non può mai venire uccisa.

La speranza vince anche la morte e la tomba stessa. La morte non ha l’ultima parola, anche quando la pietra è rotolata sulla tomba. La speranza non finisce mai, mai, perché la vera speranza cerca sempre Dio e Dio non finisce mai. La vera speranza cerca la vita eterna e la vita eterna non finisce mai.

Tutto sulla terra, tutti gli obiettivi importanti della terra devono venire elevati. Se vivete solo per la terra, allora la vostra speranza morirà, anche un migliaio di morti. Ma se la vostra speranza risiede nelle ricchezze celesti, allora la vostra speranza non morirà mai

Satana sta moltiplicando le sue sofferenze. Se lui può uccidere le vostre speranze, la sua vittoria è assicurata. Io sono la Madre della Speranza, che scorre incessantemente dal mio Cuore. Venite a bere ogni momento di ogni giorno. Si tratta di un flusso infinito che rinfresca sempre.

Commento: Un mondo pieno di sofferenza può sopravvivere solo con la forza della speranza.
 

Roberto de Mattei: La dottrina cristiana si dissolve nella prassi.

Intervista a Roberto de Mattei sui temi di maggiore attualità del "mondo cattolico"



Riprendiamo un'intervista che il Professor Roberto de Mattei ha rilasciato al sito "La corsia dei servi", nella quale vengono considerati i temi di maggior attualità nel panorama cattolico, sempre più imbevuto di relativismo, di incoerenza e di errori tanto dottrinali quanto etici, per tale ragione chi rileva e spiega tale situazione viene silenziato da coloro che tutto possono accogliere ed annunciare, fuorché chi "mette il dito nella piaga". (C.S.)

1 Partiamo dalla sua estromissione da Radio Maria motivata, a detta del direttore padre Livio Fanzaga, da una posizione critica sempre più accentuata nei confronti del Pontificato di Papa Francesco. Le è stato contestato di non mettere la sua grande preparazione culturale al servizio del Successore di Pietro (eppure ha scritto anche un libro sul Papa: Vicario di Cristo, edito da Fede&Cultura). Al fine viene motivata la sua esclusione per incompatibilità con le finalità di Radio Maria che sono quelle di adesione al Magistero della Chiesa e al sostegno all'azione pastorale del Papa. In altre parole par di capire, leggendo il tenore letterale dal tono piuttosto forte, che Lei non viene più ritenuto, dal direttore di Radio Maria, in linea con quanto professa il Magistero della Chiesa cioè "non sente cum Ecclesia". Di fatto queste sono le stesse motivazioni addotte per estromettere dalla Radio anche Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro. Lei quale spiegazione si è dato a tali provvedimenti?

Ho collaborato per quattro anni a Radio Maria, su invito di padre Livio, conducendo la rubrica mensile “Radici Cristiane”. Più di una volta mi è capitato di essere oggetto di attacchi da parte dei media laicisti, ma ho sempre avuto il pubblico sostegno di padre Livio. Non ho mai criticato il Papa nella mia trasmissione e, come Lei ricorda, sono autore di un libro dal titolo Vicario di Cristo. Il Papato tra normalità ed eccezione in cui esprimo tutta la mia devozione senza riserve verso l’istituzione pontificia. Le ragioni del mio allontanamento da Radio Maria, giustificate da presunte critiche al Papa, mi sono ancora oscure. Forse alcune mie iniziative, come la raccolta di firme a sostegno dei Francescani dell’Immacolata, non sono piaciute a certi vertici ecclesiastici, che hanno chiesto a padre Livio la mia testa, dopo quella di Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro, giudicandoci troppo “indipendenti” dal nuovo corso ecclesiale. Ritengo invece che, come cristiani battezzati, abbiamo il dovere di esprimere, con il dovuto rispetto, tutte le perplessità, i dubbi e gli interrogativi che suscitano in noi certe scelte delle autorità ecclesiastiche. L’obbedienza ha i suoi precisi limiti e non è mai servilismo. E’ stato proprio Papa Francesco, lo scorso 4 luglio a Santa Marta, a dire che se esistesse una «carta d’identità» per i cristiani, certamente la libertà figurerebbe fra i suoi tratti caratteristici.

2 E' curioso notare che a chi si professa legato alla Tradizione e, di conseguenza, alla salvaguardia della Messa tridentina, gli viene subito tolto il diritto di cittadinanza nell'aere cattolico quasi fosse un sovversivo, un piantagrane, un eretico persino. Contro costoro nessuna pietà e ne è la prova, ad esempio, quanto accaduto ad un Ordine tra i più fiorenti e in ascesa come quello dei Francescani dell'Immacolata, ora caduti in disgrazia per il solo voler orientare la loro spiritualità verso il Rito antico e per essersi posti in maniera critica a proposito del Concilio Vaticano II. Cosa ne pensa?

Questo atteggiamento caratterizza il nuovo corso della Chiesa dopo il Concilio Vaticano II. Da una parte, in nome della misericordia e del dialogo con i fratelli lontani, si predica la fine dell’epoca delle condanne e degli anatemi. Dall’altra parte, si esercita il pugno di ferro nei confronti di quei fratelli vicini che non vogliono discostarsi dalla Tradizione immutabile della Chiesa. Il caso dei Francescani dell’Immacolata fa riflettere. Nella tragica epoca post-conciliare i seminari si vuotano, le case religiose e i conventi vengono messi in vendita, le vocazioni crollano, ma nessun provvedimento viene preso. Se invece un istituto religioso, vivendo la teologia, la spiritualità e la liturgia tradizionale, aumenta il numero dei suoi componenti e delle sue case, viene duramente colpito. La Congregazione dei religiosi vuole la distruzione dei Francescani dell’Immacolata, perché un ordine religioso che fiorisce in seguito alla sua fedeltà alla Tradizione è per i progressisti uno scandalo.

3 A proposito del Concilio Vaticano II, nonostante le attese e le speranze di tanti, l’epoca che lo seguì non rappresentò per la Chiesa una «primavera» ma, come riconobbero lo stesso Paolo VI e i suoi successori, un periodo di crisi e di difficoltà. Eppure la Chiesa postconciliare lo considera come un dogma inattaccabile, come se la Chiesa fosse alla prese con un nuovo inizio, una nuova vita. Con il suo libro Il Concilio Vaticano II, una storia mai scritta (edito da Lindau) ha riportato una rigorosa ricostruzione di quell’evento... In estrema sintesi qual è la giusta chiave di lettura di quanto è accaduto nella Chiesa con il Vaticano II?

Il contributo che ho voluto dare con il volume Il Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta, pubblicato dall’Editore Lindau non è quello del teologo, ma dello storico. Voglio dire che non mi interessa il dibattito ermeneutico sul Vaticano II e lascio ai teologi il giudizio sulla continuità o discontinuità dei testi conciliari con la Tradizione della Chiesa. Quale che sia il giudizio sui documenti del Concilio, il problema di fondo non è quello di interpretarli, ma di comprendere la natura di un evento storico che ha segnato il Ventesimo secolo e il nostro. Dal punto di vista storico il Concilio Vaticano II rappresenta un insieme, che comprende il suo spirito e i suoi documenti, ciò che accadde nell’aula conciliare e l’atmosfera culturale e mediatica in cui le discussioni si svolsero. Comprende le sue radici e le sue conseguenze, le sue intenzioni e i suoi risultati. E’ un evento. Il Concilio dei testi non può essere separato da quello della storia e il Concilio della storia non può essere separato dal postconcilio che ne rappresenta la realizzazione. La pretesa di separare il Concilio dal post-Concilio è altrettanto insostenibile di quella di separare i testi conciliari dal contesto pastorale in cui furono prodotti.
Oggi c’è la tendenza a fare del Concilio Vaticano II un “superdogma”: l’espressione è dell’allora cardinale Ratzinger. Un po’ come accadeva negli anni Settanta con il mito della Resistenza. La Resistenza, scriveva Augusto Del Noce, cessa di essere un elemento da situare nella storia per diventare la misura della valutazione della storia. Ciò che ieri era, in campo politico, la Resistenza, è divenuto il Concilio Vaticano II: un evento che diviene la misura di valutazione della storia della Chiesa. Dobbiamo operare per fare crollare questo mito.

4 Oggi vi è la convinzione che ci si possa ritenere cattolici qualsiasi cosa si pensi e si faccia. Sicché non viene più percepita una morale oggettiva, una verità che è al di sopra dell'uomo, ma tutto è soggettivo e relativo dove ognuno, in estrema sintesi, concepisce la libertà come il poter fare ciò che gli pare. Per un cattolico che vive immerso in una visione della vita siffatta si fa ancora più difficile testimoniare la verità, immerso com'è in una società sorda e che ha preso una strada diametralmente opposta a quella indicata dai Dieci Comandamenti. Come riuscire concretamente a vivere una vita di testimonianza cristiana? Qual è il compito oggigiorno che si richiede a chi si professa veramente cattolico?

E’ nota la frase con cui lo scrittore francese Paul Bourget conclude il suo romanzo Il demone meridiano (tradotto in Italia dall’editore Marco Solfanelli): “Bisogna vivere come si pensa, se non si vuole finire col pensare come si vive”. Questa frase contiene una profonda verità. Se la vita non si conforma al pensiero, è il pensiero che si conforma alla vita. Ma per vivere bene, occorre prima di tutto pensare bene. La vita deve essere coerente con le idee, ma le idee devono essere a loro volta coerenti con i grandi principi metafisici e morali che regolano la vita umana. Per questo bisogna essere uomini di principi, perché il mondo si regge su princìpi e i princìpi e le leggi su cui si regge il mondo hanno il loro centro e il fondamento, in Dio primo principio e prima causa di tutto ciò che esiste. Ciò che vale per i singoli uomini vale per le società umane e anche per quella società umano-divina che è la Chiesa. Nel corso della storia è capitato che i cristiani, nella loro vita personale, si allontanassero dalle verità e dai precetti della Chiesa. Sono le epoche di decadenza, che esigono una profonda riforma, ovvero un ritorno all’osservanza dei princìpi abbandonati. Se così non accade, c’è la tentazione di trasformare i comportamenti immorali in princìpi opposti alle verità cristiane. Questa tentazione è penetrata oggi nella Chiesa e ci viene proposta attraverso la formula della “prassi pastorale”. Significative a questo proposito sono le recenti dichiarazioni del cardinale Walter Kasper in materia di morale coniugale. Poiché “tra la dottrina della Chiesa sul matrimonio e sulla famiglia e le convinzioni vissute di molti cristiani si è creato un abisso”, secondo il cardinale bisognerebbe adeguare la dottrina e la disciplina della Chiesa alle situazioni di fatto in cui oggi vivono molti cristiani, a cominciare dai divorziati risposati. Sono i princìpi a doversi adeguare al comportamento dei cristiani e non la loro condotta a conformarsi ai princìpi. Si deve pensare come si vive, e non vivere come si pensa. Il criterio ultimo della verità diviene la realtà sociologica. La dottrina cristiana si dissolve nella prassi.
Il nostro compito è invece quello di professare e vivere la verità del Vangelo, amando e osservando la legge che Dio ci ha dato. Questa legge non è estrinseca a noi, ma è incisa nella nostra coscienza. Nella pratica e nella difesa della legge divina e naturale si manifesta il nostro amore a Dio e al prossimo e la nostra vita si realizza pienamente.

5 Purtroppo il valore e la conoscenza del passato (della storia) per comprendere il presente è quasi del tutto sottovalutato e trascurato. Così si corre il rischio di prendere per oro colato quanto ci viene proposto o presentato come vero, senza preoccuparsi di verificarne la veridicità. Ma senza porsi domande, senza il desiderio di ricerca del vero, senza la fatica di investigare e informarsi, si possono rischiare grandi abbagli. Si corre il rischio di dare credito a chi ci propina come verità ciò che verità non sono. E questo anche in ambito religioso. E' d'accordo con questa analisi?
La necessità degli studi storici deve essere compresa soprattutto dai cattolici. Il pensiero cattolico del Novecento annovera grandi teologi, grandi filosofi, grandi moralisti, grandi maestri di vita spirituale, ma nessun grande storico. Grande nel senso che unisca alla vastità della scienza e dell’erudizione la pienezza della fede ortodossa. La ragione principale di quest’assenza dall’orizzonte culturale ecclesiastico sta, a mio avviso, nella perdita del senso storico, che è la comprensione delle vicende umane, nelle loro cause e nelle loro conseguenze, da un punto di vista innanzitutto soprannaturale. Al centro della storia non sono, come troppo a lungo si è creduto, i “rapporti di produzione”, e neppure i problemi geopolitici, ma gli atti liberi dell’uomo, sotto la regia della Divina Provvidenza. Lo storico cattolico sa che nulla è irreversibile nella storia e soprattutto che la storia non crea i valori, ma è sottomessa e giudicata da essi. Il pensiero cattolico del Novecento ha fatto propria invece la concezione hegeliana della storia come “Weltgeist”, cammino necessario dello “spirito del mondo” . La storia va avanti e la Chiesa deve accompagnare questo cammino. Occorre che essa adegui il suo linguaggio, i suoi insegnamenti, le sue pratiche religiose al mondo, rispetto a cui è in ritardo di almeno due secoli. E’ questa la concezione della storia espressa dal cardinale Martini quando, nella sua ultima intervista al « Corriere della Sera », ha affermato che la Chiesa “è indietro di 200 anni”, ovvero l’arco di tempo che la separa dall’evento fondatore della Rivoluzione francese. Questa affermazione è tipicamente evoluzionista, perché implica una filosofia della storia, fondata sull’ineluttabilità del progresso sociale, che è parte di un più vasto movimento perfettivo dell’universo.

6 Passiamo al tema dell'evoluzionismo: oggi è molto difficile parlarne, in quanto viene insegnato nella scuole e nei mezzi di comunicazione come un dogma intoccabile scientificamente dimostrato... Dove sta la verità?
L’evoluzionismo è propriamente un nulla. Esso è infatti un insieme composto da una teoria scientifica e da una teoria filosofica. Nessuna delle due si regge da sola. Le due teorie hanno bisogno l’una dell’altra per sopravvivere e si sorreggono a vicenda. La teoria scientifica si basa sul sistema filosofico; la teoria filosofica, per giustificarsi, si fonda a sua volta sulla presunta teoria scientifica. La teoria scientifica presenta come un “fatto” la nascita e la trasformazione dell’universo da una materia primordiale in strutture sempre più complesse, fino alla vita umana. La natura però ci dimostra il contrario. La teoria filosofica, l’“idea”, pretende di spiegare la realtà dell’universo come materia in perenne trasformazione. La ragione, non la fede, ci dimostra anche in questo caso esattamente il contrario. Perciò nell’impossibilità di essere provata dalla ragione la teoria filosofica pretende di fondarsi sul fatto scientifico, che a sua volta presuppone l’idea filosofica secondo cui l’universo non ha altra spiegazione al di fuori della materia.
Qual è la ragione per cui una teoria scientifica nata nell’Ottocento, come è quella darwiniana, è sopravvissuta al crollo dei miti ottocenteschi? La ragione, a mio parere, è semplice. Il relativismo contemporaneo, la filosofia di vita secondo cui non esistono valori assoluti, leggi permanenti, ma tutto cambia, tutto si trasforma, ha il suo fondamento nel dogma evoluzionista, che è l’espressione scientifica o pseudoscientifica del materialismo relativista. Oggi siamo passati dalla dittatura del proletariato alla dittatura del relativismo. Se cade l’evoluzionismo cade il relativismo. Il relativismo ha bisogno dell’evoluzionismo. Il socialismo reale è crollato, con il muro di Berlino, vent’anni fa, ma il suo nucleo dottrinale, il cuore ideologico del comunismo, il materialismo dialettico, è sopravvissuto e il suo nome oggi è evoluzionismo.
 

30 Marzo 2014 Pontificale in Rito Antico del Vescovo Ausiliare di Roma Mons. Matteo Maria Zuppi nella Parr. della Santissima Trinità dei Pellegrini.

 




Un evento talmente ordinario, un Vescovo ( S.E.R. Mons. Matteo Maria Zuppi N.d.R.) che fa una visita pastorale in una parrocchia delle suo settore, ma questo gesto così ordinario diventa straordinario perché è il primo Vescovo impegnato nella cura pastorale della città di Roma a celebrare secondo il Rito Cattolico Tradizionale.
Ci è stato detto che è stato suo forte desiderio celebrare a Trinità dei Pellegrini, e sappiamo che ha preso lezioni per poter celebrare al meglio questo Rito seppur semplice in se, assai complicato per chi non è abituato al Rito Romano.
Siamo fieri e soddisfatti per questo vescovo, tanto amico di Papa Francesco, per questo bel gesto di amore per il suo gregge.

Fonte : Le pagine di Don Camillo

La prima foto è stata scattata da una Fedele, pubblicata sul Blog citato .

Le altre sono le foto ufficiali che presto saranno pubblicate sul sito della parrocchia ( N.d.R. )















QUI per vedere le altre foto della bella celebrazione romana

sexta-feira, 28 de março de 2014

Willigis Jäger: La mística cristiana intenta abrir nuestro ser hacia una experiencia más amplia

Willigis Jäger:  La mística cristiana intenta abrir nuestro ser hacia una experiencia más amplia


06/02/2009 - Autor: M. J. Hernández - Fuente: La Provincia


Willigis Jäger
Willigis Jäger

Willigis Jäger es uno de los autores más importantes en la actualidad sobre temas de espiritualidad y mística. Esta semana ha impartido en Gran Canaria un curso de contemplación y zen en la Asociación Maestro Eckhart.

- Hábleme de la esencia del Centro Europeo de Espiritualidad que usted representa.

- Nuestra identidad personal y mental no es nuestra identidad más profunda. Las ciencias modernas y la teología transpersonal nos dicen hoy en día que la identidad cognitiva no es la última y detrás de ella hay más espacios de nuestras vivencias. La mística desde hace siglos sabe que lo que va a morir o desaparecer es nuestra identidad cotidiana, pero la esencia de nuestro ser es lo que ni nace ni muere. En los ejercicios de la contemplación o del zen estamos buscando la experiencia directa de esta esencia. Por eso no sólo los místicos de todas las llamadas religiones nos lo dicen desde hace cinco mil años, también muchos científicos de hoy.

- ¿Qué empujó a un sacerdote benedictino a la espiritualidad oriental?

- Siendo niño hice una experiencia mística y entré en un espacio más allá de lo que el cura dijo. Esta experiencia se repitió pero no he podido encontrar en la Iglesia católica nadie que pudiese acompañarme en esto. Debido a mi profesión dentro de la Iglesia he tenido que viajar mucho y encontré a un maestro zen en Japón. Comencé un curso con él y me di cuenta que explicaba justo lo que yo he experimentado y reconocí que el zen es un camino hacia esta experiencia, pero también me di cuenta de que la mística cristiana dice lo mismo. Y si San Juan de la Cruz dice "entré sin saber a donde", entonces entré justo en este espacio. Y si Santa Teresa de Jesús dice que "el río entra en el mar", entonces no puedo distinguir las dos aguas, lo personal y lo no personal se encuentran.

- ¿Qué le puede aportar el zen al catolicismo?

- Zen puede decir que nosotros como cristianos tenemos el mismo nivel en nuestra mística. Como muchas personas ya no tienen ningún contacto o vínculo con la Iglesia, van directamente al zen, pero el zen simplemente nos dice si estás en el camino del ejercicio entonces entras en una experiencia transpersonal y probablemente allí se encuentra nuestro camino como especie humana. Nosotros nos hemos desarrollado desde una conciencia prehumana pasando por conciencias místicas, mitológicas, mágicas hacia la mental y probablemente allí no se para el desarrollo humano, y todo esto no son reconocimientos místicos sino cada vez más científicos y antropológicos dentro del desarrollo humano. Nosotros nos encontramos como especie humana en un punto crucial y crítico y si no llegamos a traspasar la limitación mental personal probablemente no podremos seguir desarrollándonos.

- ¿Cuáles son sus principales discrepancias con el Cristianismo?

- La religión cristiana, la que vivimos por el momento, representada por Benedicto XVI, vuelve a mirar para atrás. Pero esta interpretación de lo cristiano no entra en el siglo XXI. No creemos que más allá está un dios que está mirando o contemplando todo lo que sucede, un tsunami u otra catástrofe, debe tener otras causas. Conocemos también en la mística cristiana que hay una causa o un origen de todo, pero este origen no es un origen mental razonablemente reconocible. Nosotros siendo personas somos pasos o manifestaciones individuales de este origen y si no hubiera mí no hubiera dios. Esto quiere decir que el universo no puede traer nada. Cada uno de nosotros somos una ola individual de este océano llamado dios, pero aun siendo esta ola no podemos sentirnos separados del océano, y siendo ola debemos reconocer que cada vez somos también océano en esta vida divina. Y por eso todo nuestro ejercicio, aquí y en otras ciudades, consiste en dar para atrás esta limitación mental de nosotros mismos. Por un lado este yo mental es un gran paso evolutivo, nos hace sentirnos y organizarnos como humanos, pero reconocer que a la vez se trata de una limitación es difícil de enseñar. En el zen hubiéramos podido decir que esto es como si hubieras mirado al cielo a través de una pajita.

- ¿Cuál es el camino?

- Nuestra conciencia zen o la mística cristiana intenta abrir nuestro ser hacia una experiencia más amplia. Y para mí este es el futuro de nuestra especie humana, el desarrollo seguirá, nos seguiremos abriendo y esto es la única posibilidad para sobrevivir. Este universo es el universo del amor. Solamente cuando tengamos la posibilidad de hacer la experiencia de la unidad de todo tendremos la posibilidad de sobrevivir.

quarta-feira, 26 de março de 2014

Willigis Jäger: Este siglo entrante será el siglo de la metafísica, no el de los teólogos o los filósofos, sino el de la experiencia religiosa.

Entrevista a Willigis Jäger

Por Carlos Aguirre
“Tiene que venir un tiempo en que la institución se verá remplazada por la experiencia religiosa”
Nos encontramos con Willigis Jäger, monje benedictino, maestro regular Zen y condiscípulo de Enomiya Lassalle. Con ya varios títulos editados en nuestro mercado editorial este singular monje alemán es uno de los referentes de la renovación espiritual que la apertura de horizontes del Concilio Vaticano II ha amparado.
Generación XXI.- Tradicionalmente el cristianismo distinguía tres niveles de oración: la oratio, la meditatio y la contemplatio u oración sin objeto. Desde su punto de vista cuáles han sido los condicionantes de la pérdida y el olvido de la contemplación cristiana.
W. Jäger.- El marco cultural de la ilustración fue una causa importante. Éste pretendía presentar la religión desde la perspectiva de la ciencia. Otra causa importante fue la orientación que tomaron los ejercicios de San Ignacio al presentarse de una manera muy racionalizada. Yo no dudo que San Ignacio tuviera experiencias místicas pero lo cierto es que a sus ejercicios se les fue dando un contenido excesivamente centrado en lo racional. Desde entonces, la oración ha sido enfocada desde la razón, la memoria y la voluntad y, en realidad, estos ámbitos no tienen mucho que ver con la mística. Todo esto convierte los ejercicios de San Ignacio en un ejercicio meditativo al que se le confiere un contenido de índole intencional y moral. Otro motivo más ha sido el creciente legalismo. La mística siempre tendrá dificultades con las instituciones ya que éstas pretende delimitar las experiencias místicas de sus fundadores desde la razón. Esto genera muchas dificultades a la hora de interpretar y presentar la experiencia mística ya que, siendo así las cosas, es fácil que se planteen contradicciones con las formulaciones dogmáticas.

GXXI.- Algo central en su obra es la necesidad de una reinterpretación del cristianismo…

W. Jäger.- La verdad es algo a reinterpretar en cada generación, de acuerdo a la época que se vive y a la visión del mundo que esté vigente. Los dogmas cristianos fueron formulados en el contexto de una cosmovisión muy diferente a la de hoy en día. La visión del mundo y el marco antropológico actual son muy diferentes. Las ideas sobre el mundo han cambiado mucho. Cuando hoy en día encendemos la televisión se nos presentan asuntos sobre los genes, la neurología, la biología molecular, etc. Las actuales formas de pensar no se parecen en nada a las que las personas tenían antiguamente. Se trata de adecuar esta nueva cosmovisión con esas imágenes antiguas de la religión. El espíritu santo es algo vivo y dinámico, no es algo fijado en algún tiempo y que no cambia.
GXXI.- Muchos de sus planteamientos recuerdan a los de Joaquín de Fiore para el que la presente Edad del Hijo, significada en lo religioso por la Iglesia-Institución, se verá superada por la Edad del Espíritu, centrada en la mística y la experiencia espiritual.
W. Jäger.- Conozco la profecía de Joaquín de Fiore y me parece perfectamente aceptable. Lo que no sé si ésta sucederá exactamente tal y como él preveía. Lo cierto es que tiene que venir un tiempo, y creo que en efecto vendrá, en que la institución se verá remplazada por la experiencia religiosa, y ese tiempo será el de la actuación del espíritu. Este siglo entrante será el siglo de la metafísica, no el de los teólogos o los filósofos, sino el de la experiencia religiosa. Las religiones deben darse cuenta que su tarea es conducir a esa experiencia que sus libros proclaman, que sus dogmas aluden y sus ritos simbolizan.
GXXI.- Los últimos siglos parecen haber llevado a la religión a una situación de crisis. Pareciera que la Iglesia ha tenido grandes problemas para asumir e interpretar el devenir histórico…

W. Jäger.- Hay tres grandes sacudidas que ha vivido la religión hasta ahora. La primera la de Galileo y Copérnico al descubrir que la tierra no era el centro del cosmos. La segunda sería la teoría de la evolución de Darwin al colocar al hombre no como un ser único en el cosmos sino dentro del proceso biológico de la evolución. La tercera sacudida serían las investigaciones de Freud y Jung para los que la psique humana en parte estaría determinada, a priori, por toda un serie de energías psíquicas… A todo esto habría que añadir hoy en día los avances y conocimientos de la psicología transpersonal para la cual nuestro yo no es más que un centro de organización que nos permite funcionar. Así nuestra identidad auténtica estaría en nuestra propia profundidad.
Ante estas sacudidas siempre ha sucedido lo mismo. La Iglesia no ha querido aceptar estos conocimientos y se ha resistido a los mismos. Con el paso del tiempo va afianzándose la idea de que la razón, como fruto de la evolución natural, es algo muy valioso pero a la vez va cobrando importancia aquello que está más allá de la razón, y eso está aportando una base muy diferente a la teología. Todas estas sacudidas se hacen difíciles de aceptar si se estructura la religión desde una perspectiva legalista y exclusivamente racional. La teología no podía aceptar que el hombre no fuera tan diferente de las demás criaturas y que fuéramos un fruto de un proceso de evolución biológica.
GXXI.- Puede ser la experiencia interior un vehículo para el diálogo inter-religioso.
W. Jäger.- De momento de lo que se trata más bien en ese diálogo es de encontrar elementos comunes en las diferentes religiones, por ejemplo en los aspectos éticos. Estos diálogos descubren como todas las religiones apuntan a la caridad como a un factor esencial para su convivencia. Estas discusiones interconfesionales son muy importantes aunque para mí es mucho más importante la evidencia de una espiritualidad interreligiosa. Todas las religiones se basan en la experiencia originaria de sus fundadores, y esas experiencias eran experiencias místicas. Moisés tuvo su experiencia ante la zarza ardiente del Sinaí y Jesús en el momento de su bautizo y en el monte Tabor, y Sakyamuni Buda dio origen al budismo tras su experiencia mística y Muhammad fue también un místico. En el fondo las religiones no han hecho otra cosa que establecer aquello que sus fundadores experimentaron. Las religiones por ello deberían intentar conducir a sus miembros a ese género de experiencia que tuvieron sus fundadores. Si yo comparo las experiencias de éstos veo claramente que encontraron la misma y única verdad. Si han realizado realmente la experiencia de esa verdad sólo puede haber esa verdad en el origen de cada religión. A partir de ahí esta quedará formulada según la época y la cultura imperante.
En cualquier caso hay que considerar que muchas personas hoy en día no encuentran la fuerza necesaria para su vida en las verdades estipuladas de cada religión al tender estas a adoptar estas verdades dogmáticamente. Quiero volver a mencionar esa visión del mundo antiguo desde las que se formularon esas verdades y que hoy en día no encajan con la visión contemporánea del universo. Ni siquiera una interpretación actualizada es capaz de satisfacer a muchas personas en su deseo de experiencia religiosa. En este deseo de experiencia hay que ubicar el futuro de las religiones. Además, todo esto coincide con una apertura en nuestra capacidad para el ámbito de lo transpersonal. Los seres humanos se acercan a un nuevo nivel de la conciencia. La conciencia humana se ha ido desarrollando desde el nivel mágico al mítico, y desde el mítico al mental, y esta evolución no se va a quedar parada sino que seguirá hasta el nivel místico o transmental.
Por lo que se refiere a las religiones y culturas más antiguas, es verdad que en las mismas el chamanismo también buscaba esa dimensión de lo transpersonal y así podría ayudar a las personas a encontrar el verdadero sentido de la vida. Aunque hay que considerar sus connotaciones de carácter arcaico y mágico. Esto no lo hace practicable o válido para las personas de hoy en día.

GXXI.- Como monje benedictino, ¿qué supuso y qué supone el Zen para ti?

W. Jäger.- La relación entre el Zen y Contemplación viene dada porque ambos llevan a la experiencia de lo uno y lo único, y por que el camino que ambos recorren es el mismo. Se trata de relegar la actividad del yo. Mientras éste sea activo las experiencias transpersonales no podrán darse. Los maestros Zen, igual que el Maestro Eckhart o Juan de la Cruz, uno de los más grandes místicos de Occidente, intentan relegar la actividad del yo para que pueda aparecer algo que siempre es pero siempre está oculto por dicha actividad. Eckhart habla de una capacidad de percepción que se intensifica cada vez que mi yo queda relegado a un segundo plano. Eckhart afirma que si esto ocurre la divinidad se experimenta a sí misma… Entonces la ola experimenta que su identidad auténtica es el agua… Esto es lo que muestra el Zen y cualquier mística auténtica, aunque hay que considerar que cada mística se expresará en sintonía con su propio contexto histórico y cultural. Las afirmaciones de Eckhart y los maestros Zen son muy parecidas. Muy a menudo se expresa de una manera tan radical como lo hacen los propios maestros Zen. Por ejemplo cuando dice eso de “Si yo no existiera Dios no sería” se refiere a esa experiencia de unidad. Dios sólo puede ser Uno. Si yo participo en Dios y formo parte de ese Uno, y no pudiendo separarse parte alguna del Uno, o bien existe la totalidad, lo Uno, o nada existe. Así “Si yo no existiera Dios no sería”. La ola podría decir: si no existiese yo, el mar no sería porque la ola es agua, igual que el océano entero. No se puede separar el océano de la ola.
En Japón me di cuenta que había personas que vivían en monasterios y que su única intención era practicar para hacer irrumpir toda esa dimensión de lo transpersonal. Seguramente ésa era la intención de las primeras comunidades cristianas pero nuestro mundo occidental, tan racional, olvidó todo esto. En el cristianismo siempre ha existido la teología negativa lo que le acerca mucho a la perspectiva del Zen, es decir, cualquier cosa que pueda decirse sobre Dios no se ajusta a Dios. En este sentido se ha hablado de una espiritualidad apofática antes que una catafática, es decir una espiritualidad que se aleja del concepto (fatis viene del griego y significa palabra). Lo apofático aludirá a un alejamiento del concepto. Este elemento apofático es el propio de la mística cristiana.
http://www.generacion.net/entrevista-a-willigis-jager

San Juan de la Cruz .Padre Thomas Keating. Thomas Merton



La unión del alma con CristoEdith Stein

La unión del alma con Cristo es diferente de la comunión entre dos personas terrestres: empieza con el bautismo y se refuerza constantemente con los demás sacramentos; es una integración y una inyección de sabia –como nos lo dice el símbolo de la vid y los sarmientos (Jn 15). Esta unión con Cristo comporta un acercamiento de cada uno de los miembros con todos los demás cristianos. Así la Iglesia toma la figura de Cuerpo místico de Cristo. Este Cuerpo es un cuerpo viviente y el espíritu que lo anima es el espíritu de Cristo, el cual, partiendo de la cabeza se desliza hacia todos los miembros; el espíritu que emana de Cristo es el Espíritu Santo, y la Iglesia es, pues, el templo del Espíritu (cf 1C 6,19).


"Entreme donde no supe y quedeme no sabiendo,
toda ciencia trascendiendo"
y


San Juan de la Cruz es un prototipo de escritor místico, de una persona que experimenta unas intensas vivencias religiosas y pretende comunicarlas a un círculo de compañeros con inquietudes similares, entre los que destacan varias figuras femeninas, como Santa Teresa de Jesús o Ana de Jesús. En tal empeño creativo se ve abocado a asumir las corrientes espirituales, estéticas y literarias de su época -finales del Renacimiento- y a llevar al extremo los recursos del lenguaje poético, especialmente en lo relativo al uso de los símbolos. Amante del silencio, pero maestro de la palabra, como artista adelantado al momento histórico que le correspondió vivir, sus poemas han influido en los principales poetas españoles de todos los tiempos. Esta página pretende contribuir a la difusión de un representante señero de las letras hispanas del Siglo de Oro.

"San Juan de la Cruz, el poeta más extraño de las letras españolas, ha "aterrado" a los estudiosos españoles, como confiesan Menéndez Pelayo y Dámaso Alonso. Carlos Bousoño, por su parte, considera que el poeta era un “contemporáneo” avant la lettre que se había adelantado a las vanguardias europeas, muy en la línea de Paul Valéry, que había “afrancesado” a San Juan al asociar sus “dislates” poéticos con el surrealismo. Desde esta costa Atlántica no necesito “prestigiar” al poeta desde cánones franceses: entiendo que su novedad consistía en aclimatar al castellano la estética del delirio del Cantar de los cantares hebreo y a que se había servido de símbolos sufíes como la noche oscura, el vino del éxtasis y el ruiseñor, que ya no entona el miserabile carmen de Virgilio, sino que celebra jubiloso el éxtasis".


Cántico Espiritual
San Juan de la Cruz

Noche Oscura
San Juan de la CruzCanciones del alma que se goza de haber llegado al alto estado de la perfección, que es la unión con Dios, por el camino de la negación espiritual

Llama de amor viva
San Juan de la CruzCanciones del alma en la íntima comunicación de unión de amor de Dios
Glosa a lo divino
San Juan de la Cruz
Romance sobre el Evangelio
San Juan de la Cruz
Subida al Monte Carmelo
San Juan de la Cruz
El Cristo de San Juan de la Cruz (1951) Salvador Dalí
y





La más grande expresión del misticismo universal
San Juan de la Cruz eleva la poesía mística a la más intensa y sublime expresión a que ha llegado el misticismo universal. Es el último de los grandes místicos. También en él se agotan las posibilidades de la poesía religiosa. También es una de las voces líricas más puras que jamás hayan existidoRobert Louer
University of Oklahoma

El camino interior de Benedicto XVI

Por qué no es posible decir: “Cristo sí, la Iglesia no” Habla el teólogo Salvador Pié-Ninot en un nuevo libro

El cristiano y la soledad
Monseñor Antonio González


J. Gelpi: Joseph y las parábolas de Jesús

La noche oscura de la Madre Teresa
Junto con los conocimientos oscuros, existe el amor oscuro, que no es menos ardiente por verse privado de toda imagen sensata y espiritual del Ser amado.

Carol Zaleski

Teresa de Calculta: luz desde la oscuridad (I)Habla el postulador de la causa de canonización, padre Kolodiejchuk


Teresa de Liseux
José Vilasuso

La noche oscura en San Juan de la Cruz. (1542-1591)
¿Qué es la "noche oscura del alma"
Directorio de Espiritualidad Carmelita

Reflexiones adicionales sobre la noche oscura
Kiara Windrider
¿Qué es la "noche oscura del alma"?
Directorio de Espiritualidad Carmelita

San Juan de la Cruz: Maestro en la fe
Juan Pablo II
Santa Teresa de Jesús
extasisteresa
Extasis de Santa Teresa, escultura de Gian Lorenzo Bernini, 1647. Iglesia de Santa María de la
Victoria, Roma.

“Quiso el Señor que viese algunas veces esta visión: veía un ángel al lado izquierdo, en forma corporal… Veíale en las manos un dardo de oro largo, y al fin del hierro me parecía tener un poco de fuego. Este me parecía meter por el corazón algunas veces y que me llegaba a las entrañas. Al sacarle, me parecía las llevaba consigo, y me dejaba toda abrasada en amor grande de Dios. Era tan grande el dolor, que me hacía dar aquellos quejidos, y tan excesiva la suavidad que me pone este grandísimo dolor, que no hay desear que se quite, ni se contenta el alma con menos que Dios. No es dolor corporal sino espiritual, aunque no deja de participar el cuerpo algo, y aun harto. Es un requiebro tan suave que pasa entre el alma y Dios, que suplico yo a su bondad lo dé a gustar a quien pensare que miento”.
Santa Teresa de Jesús,
Libro de la Vida, Cap. 28, 13







Santa Teresa de Ávila: Doctora de la Iglesia
Homilía pronunciada por el Papa Pablo VI, en al basílica de San Pedro, durante el acto de la proclamación de Santa Teresa como doctora de la Iglesia Universal el 27 de septiembre de 1970.


videonadateturbe
Video: "Nada te turbe"

Su espiritualidad


Breve biografía

La experiencia mística: Marta Robin Görres
Jean Guitton
La experiencia del renacimiento espiritualEdith Stein

"Existe un estado de reposo en Dios, de total suspensión de todas las actividades de la mente, en el cual ya no se pueden hacer planes, ni tomar decisiones, ni hacer nada, pero en el cual, entregado el propio porvenir a la voluntad divina, uno se abandona al propio destino. Yo he experimentado un poco este estado, como consecuencia de una experiencia que, sobrepasando mis fuerzas, consumió totalmente mis energías espirituales y me quitó cualquier posibilidad de acción. Comparado con la suspensión de actividad propia de la falta de vigor vital, el reposo en Dios es algo completamente nuevo e irreductible. Antes era el silencio de la muerte. En su lugar se experimenta un sentimiento de íntima seguridad, de liberación de todo lo que es preocupación, obligación, responsabilidad en lo que se refiere a la acción. Y mientras me abandono a este sentimiento, poco a poco una vida nueva empieza a colmarme y - sin tensión alguna de mi voluntad - a invitarme a nuevas realizaciones. Este flujo vital parece brotar de una actividad y una fuerza que no son las mías, y que, sin ejercer sobre ellas violencia alguna, se hacen activas en mí. El único presupuesto necesario para un renacimiento espiritual de esta índole parece ser esa capacidad pasiva de recepción que se encuentra en el fondo de la estructura de la persona."
La contemplación:
El camino místico olvidado por los cristianos

Willigis Jager o.s.b.
Mis devociones kitschDora Amador

El mañana es la Misericordia (Video)
Documental que relata el nacimiento de Paray-le-Monial, desde su fundación en el año 977 por monjes, hasta su esplendor espiritual actual.
La historia de Santa Margarita-María, de San Claudio de la Colombière, y de las apariciones de Jesús mostrando su Corazón "Ardiente de amor: Las grandes peregrinaciones y los testimonios de las bendiciones recibidas en este lugar.

Vida de Santa Faustina Kowalska
Fascinante película de hora y media, dividida en 11 cortas partes, realizada en polaco con subtítlos en español.
Primera Parte

En él solo
Pedro Arrupe, sjEl teólogo jesuita alemán Karl Rahner escribe la introducción de este magnífico documento, una colección de reflexiones teológicas y espirituales de Pedro Arrupe, sj, Padre General de la Compañía de Jesús de 1965 y 1983, en la que explica con gran esplendor y profundidad teológica y espiritual, por qué la Compañía de Jesús se consagró a la devoción del Sagrado Corazón de Jesús. Citamos este párrafo de la introducción de Rahner:
“Sin pretender hacer aquí la historia de la devoción al Corazón de Jesús en la Compañía de Jesús (jesuitas), sí podemos afirmar con seguridad que La Compañía de Jesús tuvo en un momento de su historia una experiencia que ella ha aceptado plenamente: la devoción al Corazón de Jesús. Aunque solamente se origina y comienza a practicarse unos 200 años después de la fundación de la Compañía (1540), es algo esencial para ella, que la acepta como encargo de Cristo, y como tal la practica y se siente obligada a propagarla”.
Espiritualidad y la religiónDora Amador
En el umbral de la contemplación
Entrevista al P. Thomas Keating
Dora Amador
Logotipo tomado del monograma del “REDENTOR DE JOB” que es símbolo de la espera paciente. El Alfa y el Omega símbolos de Jesucristo: Principio y Fin
La Cruz, símbolo de la Salvación.
Las flores símbolo de la abundancia de vida
y de la Resurrección.
El círculo símbolo del proceso continuo en torno al
Misterio de Cristo
Cuando vayas a orar
Adele González
 
Homenaje a Thomas Merton
10 de diciembre de 2008: 40 aniversario de su muerte
Carta a Thomas Merton
Guillermo Urbizu
Merton en mí
Dora Amador
Thomas Merton: la respuesta del monje en tiempos de opciones cruciales.
Francisco R. de Pacual y Fernando Beltrán Llavador+
Dios, Señor Mío, no tengo idea de adónde voy. No veo el camino ante mí. No puedo saber con certeza dónde terminará. Tampoco me conozco realmente, y el hecho de pensar que estoy siguiendo tu voluntad no significa que en realidad lo esté haciendo. Creo que el deseo de agradarte, de hecho te agrada. Y espero tener ese deseo en todo lo que hago. Espero que nunca haré algo apartado de ese deseo. Y sé que si hago esto me llevarás por el camino correcto, aunque yo no sepa nada al respecto. Por lo tanto, confiaré en ti aunque parezca estar perdido a la sombra de la muerte. No tendré temor porque estás siempre conmigo, y nunca dejarás que enfrente solo mis peligros.
Thomas Merton, "Pensamientos en la Soledad"


Algunos escritos de Thomas Merton
Semillas de Contemplación
(leídas mientras se plantaban diversos árboles
en un parque de la Abadía)
Thomas Merton
Fragmentos escogidos de Thomas Merton, monje cistercience
Libros de Thomas Merton en Google Book Search

Compassion - Dalai Lama and Merton

Thomas Merton
Enlaces a páginas sobre Tomas Merton
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Padre Thomas Keating, director de Contemplative Outreach
Vídeos del P. Thomas Keating:

terça-feira, 25 de março de 2014

Entevista a Willigis Jäger, teólogo, beneditctino y maestro zen


Willigis Jaeger«En el siglo XX se mataron mutuamente cien millones de personas y ninguna moral sirvió»
Ratzinger me prohibió hablar en público, pero no le hice caso por motivos de conciencia
Con un gran número de seguidores tras sus conocimientos sobre mística de las religiones, el alemán Willigis Jäger habló ayer en el Ateneo Jovellanos de Gijón sobre «La irrupción a nuestro ser verdadero». Monje benedictino, maestro zen y maestro de contemplación, abarrotó el aula. Lo entrevista Javier Morán en La Nueva España.

¿A qué monasterio benedictino pertenece usted?
-Vivo fuera del monasterio porque estoy exclaustrado. Benedicto XVI,
cuando aún no era Papa, sino en su anterior puesto en la Congregación
para la Doctrina de la Fe, bajo el nombre de Ratzinger, me prohibió
hablar en público.
-¿Por qué?
-Pensó que yo ya no interpretaba correctamente el catolicismo.
-¿Se defendió usted?
-Le escribí una carta diciéndole que no iba a hacerle caso por motivo
de conciencia y por motivos pastorales.
-¿Por qué un benedictino acude a la espiritualidad oriental?
-En la Iglesia católica no se enseñó la oración contemplativa y aún
hoy día sigue habiendo dificultades con esa enseñanza.
-¿Conoció al jesuita Anthony de Mello, también amonestado por la Santa Sede?
-Parecido problema al mío.
-Le acusaron de panteísta.
-A mí me acusan de monista, pero lo que yo enseño no tiene nada que
ver con ello.
-¿Es compatible la espiritualidad oriental con el credo católico?
-Existe una espiritualidad transconfesional y a ésa me dedico. Pero
eso no significa que yo tenga que dejar la confesión católica.
-El teólogo Rahner decía que el siglo XXI, o es místico, o no será nada.
-Yo también creo eso, porque, o bien hacemos experiencias en el
espacio transpersonal, o no vamos a poder sobrevivir como especie
humana.
-¿Qué significa experiencia transpersonal?
-Nuestra personalidad es un logro de la evolución, pero al mismo
tiempo significa una limitación. Nuestra conciencia tiene que
ampliarse. Nos hemos desarrollado desde una conciencia prehomínida y
de allí evolucionamos hacia una conciencia mágica, luego mítica, luego
mental racional, pero no podemos quedarnos ahí.
-¿Qué es ese ahí?
-Provenimos de un paraíso en el que alguna vez nos sentimos en una
unidad simbiótica con la naturaleza, y lo que llamamos pecado original
no es otra cosa que el haber desarrollado la conciencia individual
fuera de esa simbiosis. Pero, apenas salimos de ella y pudimos decir
tú y yo, empezó a matar Caín a Abel. Desde entonces nuestra especie no
ha hecho otra cosa que matarse mutuamente y eso se ha agravado
muchísimo. Hemos llegado a un punto donde no sabemos cómo va a seguir
esto. En el siglo pasado se mataron mutuamente cien millones de
personas y ninguna moral surtió efecto.
-¿Por qué?
-Esas frases de «debes hacer», o «tienes que», no han hecho adelantar
a nuestra especie humana para nada. Los grandes profesores y
sacerdotes del mundo fueron un fracaso en este sentido. No estoy en
contra de los profesores o de los sacerdotes, pero sus enseñanzas no
han ayudado a los hombres.
-¿Alternativas?
-Tenemos en nuestro interior posibilidades para comprender la realidad
de un modo que no puede abordarse con la razón. Nuestra conciencia
personal supone un gran logro de la evolución, pero al mismo tiempo
supone una limitación. Caer en la cuenta de esa limitación es esencial
para nuestra especie.
-¿Cuál es esa limitación?
-Creemos que la conciencia del «yo» supone la única posibilidad de
comprender. Pero eso es igual de tonto que cuando creíamos en el
pasado que la Tierra era el centro del universo. Con esa concepción
nos hemos orientado hacia un gran egocentrismo, que es la fuente de
todos los males que conocemos en el mundo. El egocentrismo nos ha
llevado al borde de la desaparición.
-¿Cómo superarlo?
-Para salir de esa limitación hay que entrar en el nivel de la unidad.
Entonces vemos que somos uno con todo y que sólo existe uno. Una red
de pescador consiste en muchas mallas y una malla sola no tiene
sentido. Cada uno tiene sentido en la totalidad.
-Pero algunas religiones ya predican el amor al prójimo.
-Las religiones predican el amor y dicen «debes amar a tu prójimo
igual que a ti mismo», pero no nos han ayudado las religiones para dar
ni un paso hacia adelante. Decimos «mi religión», «mi confesión»,
…egoísmo, …y los que no estaban de acuerdo fueron quemados. Eso sigue
igual en el presente: sunnitas y chiitas, judíos y musulmanes,
fundamentalistas en la Iglesia católica. Todos dicen «yo, yo, yo…».
Todos los problemas del mundo resultan de ese egocentrismo.
-¿Nada han contribuido las religiones?
-Sólo cambiaremos si entramos en un nivel nuevo de conciencia, en el
espacio transpersonal. Superar las limitaciones del yo es algo que la
mística de Oriente y de Occidente siempre han sabido hacer, pero se
puede hacer en las religiones y también fuera de las religiones. La
mayoría de las personas buscan fuera de sus religiones.
-Las religiones también han evolucionado.
-Las reformas en las religiones han sido como cambiar los muebles de
un mismo piso. Lo hemos hecho muchas veces y no ha servido de nada. Lo
que tenemos que hacer es subir un piso más arriba en la experiencia de
lo religioso.
-¿Qué hay en ese piso?
-Un nuevo nivel de la conciencia. Se trata de ser más plenamente
humano. Hay que preguntarse qué sentido tienen esos pocos decenios de
mi vida en un universo de miles de millones de años. Ese sentido es
que debo ser plenamente ser humano, y ahora lo voy a decir en la
manera cristiana: Dios quiere ser persona en mí, tal como soy en este
momento, con esta figura que tengo. Es el único motivo por el que
existimos. Por eso bailo esa danza de la vida, pero no soy yo el que
está bailando, sino que estoy bailado. Dios se baila a sí mismo en mí.
El maestro Eckhart dice que Dios se saborea a sí mismo en las cosas.
Ése es el motivo de mi existencia.
-¿Y lo transpersonal?
-Yo tengo una importancia sin igual. Por eso dice Eckhart que si no
estuviera yo, Dios no sería. Por eso tengo un significado único con mi
vida, con esos pocos decenios en medio del universo. Mi ser verdadero
no es la conciencia del yo, sino algo que no nace y no muere. Lo que
soy en lo más intimo es algo que seguirá cuando mi cuerpo físico haya
muerto. Y no soy el único que está bailando, sino que bailan conmigo
muchas personas, que tienen la misma importancia que yo. Cuando
experimento esto, mis actuaciones serán diferentes.
-¿Cómo se hace uno místico?
-La mística es una forma de oración, un camino de oración. Existen
diferentes formas de oración y la mística es uno de esos caminos. Y
muchos cristianos llegan a una frontera con su oración verbal dirigida
hacia un Dios personal y entonces entran en una nueva forma de
oración, y esa oración es una nueva experiencia de lo que llamamos
Dios.
-Esa oración, ¿es la contemplación?
-Eso es lo que la tradición llama oración contemplativa, y lo
conocemos de Santa Teresa de Jesús, de San Juan de la Cruz, de
Francisco de Osuna… Hay un camino donde se enseña esa religión
mística. Todas las religiones conocen dos formas de oración, una
esotérica y otra exotérica. Las religiones, como el budismo,
cristianismo, judaísmo, hinduismo e islamismo, tiene sus sagradas
escrituras, sus dogmas, ritos, liturgias y esa forma de religiosidad
se reza de forma exotérica. «Exoteros», en griego, quiere decir «desde
fuera», y el rezo verbal o meditar sobre un texto serían la oración
exotérica. En esa forma lo que hago es activar mis potencias
psíquicas, como intuiciones, pensamiento…
-¿Y la oración esotérica?
-Todas las religiones también tienen una forma esotérica de oración.
El budismo ha desarrollado las formas del zen y del Vipassana; el
hinduismo ha desarrollado las diferentes formas del yoga; en el
islamismo conocemos el sufismo, y en el cristianismo tenemos la
mística, que también es la contemplación. «Esoteros» significa «desde
dentro» y en la forma de oración esotérica hago lo contrario: voy
sosegando toda actividad mental, intento sosegar las potencias
psíquicas, como memoria, voluntad y entendimiento, para que pueda
irrumpir lo que está detrás de ello.
-¿Por qué se perdió en el catolicismo la contemplación?
-La Iglesia católica dice que esa forma de oración contemplativa es
una oración privada y no le gusta. Quiere que todos tengan la misma
práctica que la Iglesia ha fijado. Todas la religiones teístas, como
el Cristianismo, el Islam y el Judaísmo, tienen problemas con lo que
es la mística.
-¿Miedo a que la persona entre en contacto directo con Dios?
-La institución de la Iglesia teme perder el control.

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