domingo, 19 de maio de 2013

Papa Francesco nella Messa di Pentecoste: no a particolarismi e cammini paralleli alla Chiesa, affidatevi allo Spirito Santo

 



Vincere la paura, rinunciare a schemi e sicurezze, per aprirsi agli orizzonti di Dio. E dire no a particolarismi, esclusivismi, cammini paralleli che portano divisioni. Così Papa Francesco nell’omelia della Messa di Pentecoste, celebrata questa mattina in una piazza San Pietro gremita dai pellegrini di movimenti, nuove comunità, associazioni, aggregazioni laicali di tutto il mondo, giunti a Roma in occasione dell’Anno della Fede. 70 tra cardinali e vescovi e 400 sacerdoti hanno concelebrato la liturgia. Il servizio di Roberta Gisotti:RealAudioMP3

Novità, armonia, missione: tre parole che esprimono l’azione dello Spirito Santo, che “sprigiona il suo dinamismo irresistibile, con esiti sorprendenti”. Così Papa Francesco riflettendo sulla “effusione dello Spirito Santo operata da Cristo risorto sulla sua Chiesa”.
“Un evento di grazia che ha riempito il cenacolo di Gerusalemme per espandersi al mondo intero”.
Gli apostoli nel Cenacolo a Gerusalemme “colpiti nella mente e nel cuore” da “segni precisi e concreti”, un fragore improvviso dal cielo, quasi un vento impetuoso e lingue infuocate che si posano su di loro, vengono colmati di Spirito Santo, cominciano a parlare alla folla, in altre lingue dalla loro, delle grandi opere di Dio. Tutti fanno un’esperienza nuova. Ma noi siamo pronti a questa novità?
“La novità ci fa sempre un po’ di paura, perché ci sentiamo più sicuri se abbiamo tutto sotto controllo, se siamo noi a costruire, a programmare, a progettare la nostra vita secondo i nostri schemi, le nostre sicurezze, i nostri gusti”.
“E questo avviene anche con Dio. - ha osservato il Papa - “Lo seguiamo, lo accogliamo ma fino a un certo punto; ci è difficile abbandonarci a Lui con piena fiducia, lasciando che sia lo Spirito Santo l’anima, la guida della nostra vita, in tutte le scelte”:
“Abbiamo paura che Dio ci faccia percorrere strade nuove, ci faccia uscire dal nostro orizzonte spesso limitato, chiuso, egoista, per aprirci ai suoi orizzonti”.
Ma “la novità che Dio porta nella nostra vita è ciò che veramente ci realizza, - ha ricordato Francesco - ciò che ci dona la vera gioia, la vera serenità, perché Dio ci ama e vuole solo il nostro bene”.
“Non è la novità per la novità, la ricerca del nuovo per superare la noia, come avviene spesso nel nostro tempo”.
Da qui l’interrogativo:
“Siamo aperti alle 'sorprese di Dio'? O ci chiudiamo, con paura, alla novità dello Spirito Santo? Siamo coraggiosi per andare per le nuove strade che la novità di Dio ci offre o ci difendiamo, chiusi in strutture caduche che hanno perso la capacità di accoglienza? Queste domande, ci farà bene, anche, farle durante tutta la giornata".
E se lo Spirito Santo sembra creare disordine nella Chiesa, portando diversità dei carismi, dei doni, tutto ciò “sotto la sua azione – ha spiegato il Papa - è una grande ricchezza, perché lo Spirito Santo è lo Spirito di unità, che non significa uniformità”, ma armonia. Ma solo lui può operare in tal modo.
“Anche qui, quando siamo noi a voler fare la diversità e ci chiudiamo nei nostri particolarismi, nei nostri esclusivismi, portiamo la divisione; e quando siamo noi a voler fare l’unità secondo i nostri disegni umani, finiamo per portare l’uniformità, l’omologazione.”
“Il camminare insieme, guidati dai pastori, che hanno uno speciale carisma e ministero, è un segno dell’azione dello Spirito Santo”, ha ricordato Francesco ai fedeli dei movimenti e associazioni e comunità di tutto il mondo.
“E’ la Chiesa che mi porta Cristo e mi porta a Cristo; i cammini paralleli sono tanto pericolosi!”.
Quindi il monito: “Non ci si avventura oltre la dottrina e la Comunità ecclesiale”.
“Chiediamoci allora: sono aperto all’armonia dello Spirito Santo, superando ogni esclusivismo? Mi faccio guidare da Lui vivendo nella Chiesa e con la Chiesa?”.
E, lo Spirito Santo è anche “l’anima della missione”:
“Lo Spirito Santo ci fa entrare nel mistero del Dio vivente e ci salva dal pericolo di una Chiesa gnostica e di una Chiesa autoreferenziale, chiusa nel suo recinto”.
“La Pentecoste del Cenacolo di Gerusalemme è l’inizio, un inizio che si prolunga”, ha concluso Francesco con un ultima domanda:

“Chiediamoci se abbiamo la tendenza di chiuderci in noi stessi, nel nostro gruppo, o se lasciamo che lo Spirito Santo ci apra alla missione. Ricordiamo, oggi, queste tre parole: novità, armonia, missione".



Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/Articolo.asp?c=693543
del sito Radio Vaticana