quarta-feira, 7 de novembro de 2012

L'Eucaristia come sacrificio



LA SANTA MESSA

Catechismo Romano

L'Eucaristia come sacrificio

Resta da considerare l'Eucaristia come sacrificio. E così sarà completo quel che i Pastori, a norma del concilio di Trento, dovranno conoscere e insegnare al popolo nelle domeniche e nelle altre festività (Sess. XXII, cap. VIII). Infatti l'Eucaristia non è solo il tesoro della ricchezza celeste, il cui buon uso procura la grazia e l'amore di Dio, ma possiede anche il mezzo per ringraziare Dio per gl'immensi benefici a noi elargiti. Volendo comprendere quanto sia grata ed accetta a Dio questa Vittima, quando viene immolata secondo il legittimo rito, si consideri che i sacrifici dell'antica Legge — di cui pure era scritto: Di sacrifici e di offerte tu non prendi diletto (Salm. XXXIX, 7); e ancora: A te non piacciono i sacrifici di animali: potrei offrirtene, ma l'olocausto non ti diletta (Salm. L, 18) — piacquero tanto al Signore, che secondo la Scrittura Dio sentì in quelli come un odore soavissimo, per significare che gli furono grati ed accetti (Gen. VIII, 21). Ora che cosa non dobbiamo sperare noi da un sacrificio, in cui viene immolato Colui del quale per ben due volte una voce celeste proclamò: Questo è il mio Figlio diletto, nel quale mi son compiaciuto? (Matt. III, 17). I Parroci esporranno dunque diligentemente questo mistero, affinché i fedeli, venendo ad assistere al sacrificio, sappiano meditare con attenzione e pietà i misteri ai quali partecipano.

Insegneranno innanzi tutto che Cristo ha istituito l'Eucaristia per due ragioni: primo, per offrire all'anima un alimento celeste, che ne conservasse la vita spirituale; secondo, affinché la Chiesa avesse un sacrificio perpetuo, capace di soddisfare per i nostri peccati, e di piegare dall'ira alla misericordia, dalla severità di un giusto castigo alla clemenza, il Padre celeste, spesso gravemente offeso dalle nostre iniquità. Una figura di ciò la troviamo nell'agnello pasquale, che gli Ebrei immolavano e mangiavano come sacrificio e come sacramento. Né poteva il Redentore, prima di offrire se stesso a Dio Padre sull'altare della croce, darci più chiaro pegno del suo immenso amore verso di noi, che lasciandoci questo sacrificio visibile, mediante il quale noi potessimo rinnovare l'immolazione cruenta, che egli era per consumare l'indomani, una volta per sempre, sopra la croce; e, in tal modo, la sua memoria venisse ogni giorno celebrata dalla Chiesa su tutta la terra con grandissimo frutto, fino alla fine del mondo.leggere...