sexta-feira, 25 de agosto de 2017

Don Divo Barsotti e l’incontro con Dio


In ricordo dell'uomo di fede e poeta che tanto ha seminato nella sua lunga esistenza

Pubblicato il 15/02/2012
Ultima modifica il 15/02/2012 alle ore 14:07


Questo e altro nel convegno teologico “La lotta con l’angelo” tenutosi lo scorso sabato alla biblioteca nazionale di Cosenza e organizzato dalle Comunità dei Figli di Dio di Cosenza – Castrovillari e Roccella – Gerace (RC). L’incontro è stato organizzato per commemorare il sesto anniversario della morte di Don Divo Barsotti, sacerdote nato a Palaia, in provincia di Pisa, e fondatore della Comunità dei Figli di Dio, famiglia religiosa di monaci formata da laici consacrati che vivono nel mondo e da religiosi che vivono in case di vita comune. 

L’incontro è servito per tracciare la vita e la spiritualità del conosciuto sacerdote, a partire dal suo diario “La lotta con l’angelo”, in cui descrive il suo rapporto e la sua ricerca di Dio. A presentare un lungo profilo di Don Divo è stato padre Bernardo, della Comunità dei Figli di Dio, che ha testimoniato il percorso di fede di Don Divo Barsotti come lo descrisse, tra l’altro, padre Serafino Tognetti, suo primo successore. Don Barsotti è stato un sacerdote e molto di più. “E’ stato riconosciuto – scriveva padre Tognetti – come una delle figure più luminose della Chiesa del ‘900, è stato uno scrittore, poeta, predicatore, fondatore della Comunità dei Figli di Dio che conta più di duemila membri sparsi nel mondo, uomo dello Spirito. 


Irriducibile anima tesa all’Assoluto, Don Divo ha sempre dichiarato di aver cercato la volontà di Dio sino alla fine, senza mai sentirsi appagato in alcun posto. Le sue predicazioni colpivano per il vigore e il senso di Dio che trasmettevano, con quella esegesi biblica spirituale e spericolata, con quel richiamo continuo alla perfezione, con quel suo intrupparsi e irreggimentarsi in alcuno schema”.

A Cosenza, un convegno prettamente teologico, come testimoniato da Oreste Costabile delegato della comunità cosentina, da don Salvatore Bartucci Vicario della diocesi e da don Giacomo Tuoto, Vicario Episcopale per l’ecumenismo e il dialogo, i quali, introducendo i lavori, hanno descritto la spiritualità biblica di don Divo, quella epifania del Signore nata dal si di un uomo fragile e umile. La lotta di don Divo sta proprio in questo, nell’accogliere, “come Maria”- il Dio incarnato, dopo aver meditato a lungo su quella “voce dall’abisso”, come l’ha definita padre Bernardo, uno dei relatori, di cui non sapeva bene da dove venisse e dove lo portasse. 

Una lotta interiore, come ha sottolineato il Papas Pietro Lanza, protopresbitero della Eparchia bizantina greca di Lungro, nel tentativo di trovare collocazione a quelle tensioni che lo pervadevano. Da un lato, il sogno di diventare uno scrittore che lo spinse, come ha sottolineato padre Bernardo, a rivolgersi, invano, al vate D’Annunzio. Dall’altro, il desiderio, con Sant’Agostino, di riposare in Dio. Sono passati sei anni dalla morte di don Divo, il teologo che ha cercato Dio prima nei classici che nella teologia, che a sedici anni già conosceva tutta la letteratura dei padri, che si appassionava a Dostoevskij più che al Deuteronomio.

Ben presto don Divo comprese che quelle lettere umane erano vanità di vanità, per dirla con la sapienza biblica e come egli stesso ebbe a constatare, e come il dialogo cui era chiamato era quello ben più profondo con Dio. Così don Divo, come ha sottolineato Chiara Gatto, della delegazione di Cosenza “realizza l’incontro vero con Gesù, quello del cambiamento radicale”, quello della conversione evangelica. “Un’amicizia con Dio fondata solo sulla fede”, che Dio, come ai saggi veterotestamentari, accreditò come giustizia. Don Divo così “consegnò tutto a Cristo - aggiunge Chiara Gatto – spogliandosi del vecchio Adamo, diventando, come Abramo, segno di benedizione per tutti”. Col salmista, allora, don Divo diviene ebbro di gioia e, “alzando lo sguardo al cielo, si sente un salvato, abbeverandosi alla fonte della vita”. Carmelina Condelli, della delegazione di Roccella, racconta come “i rapporti di don Divo con la gerarchia ecclesiastica non sempre sono stati idilliaci, eppure egli ha sempre continuato ad amare la sua chiesa”. La vita di don Divo è stata realmente una lotta con la divinità. 


“Un salterio composto da gioie, combattimenti, solitudini, discese e risalite”, fino ad ottenere dall’alto la giusta corona di gloria che, “da abisso del nulla dinanzi al tutto di Dio”, come si sentiva lo rende ancora oggi esempio di amore per Dio.