segunda-feira, 12 de dezembro de 2016

COME PREGARE QUESTO DIO CHE SFUGGE? Divo Barsotti

: quanto più lo cerchiamo, tanto più Lui sembra allontanarsi
«Che tipo di rapporto possiamo stabilire noi con il Signore, trascendenza infinita, al di là del tempo e dello spazio?» 
 di Andrea Fagioli 
   FIRENZE. Nelle ultime pagine di un suo diario ha scritto di non saper pregare. Proprio lui, don Divo Barsotti , fondatore di una comunità contemplativa, conosciuto per i suoi studi di spiritualità e le meditazioni sui misteri cristiani, che passa ore e ore nella cappella del suo piccolo eremo intitolato all'espressione più alta del monachesimo russo, San Sergio.
   
   «Quando uno vuol pregare - spiega a bassa voce l'anziano sacerdote, originario di Palaia, in provincia di Pisa -, gli sembra sempre di non saper pregare, perché pregare vuol dire entrare in comunione con Dio. E questo Dio ci sfugge. Da una parte ci attira e non possiamo fare a meno di cercarlo; dall'altra, quanto più lo cerchiamo tanto più Lui sembra allontanarsi. E' un gioco quello a cui Dio ci sottopone». E per spiegare il «gioco» Barsotti ricorre a Sant'Agostino, «che a proposito della Grazia divina, diceva che è come porgere una noce a un bambino. Il bambino corre per prenderla e se ci allontaniamo lui corre
ancora di più. Così il Signore fa con noi: si allontana perché camminiamo più veloci verso di Lui». 
   Ancora una volta siamo saliti a Settignano, a Casa San Sergio, per ascoltare «il padre», come lo chiamano i «suoi», per ascoltare questo mistico che alla soglia degli 87 anni (li compirà il 25 aprile prossimo) stupisce per la profondità e la lucidità delle sue riflessioni. E'
dal 1955 che vive qui, in quest'oasi di silenzio e preghiera a due passi da Firenze. La vuole così da quando ha fondato la Comunità dei Figli di Dio per vivere in mezzo al mondo una spiritualità di carattere monastico, basata sul primato dell'esercizio delle virtù teologali
(fede, speranza, carità) e sul primato dei valori contemplativi del silenzio e della preghiera. 
   Ma se gli chiediamo cos'è la preghiera, lui risponde che dobbiamo prima chiederci se esiste: «Che rapporto possiamo stabilire noi con un Dio che è trascendenza infinita, che è al di là del tempo e dello spazio? Come mai l'uomo, nonostante tutto, ha sempre creduto di poter stabilire con Dio questo contatto che sembra impossibile?». Semplice e difficile al tempo stesso la risposta: «Perché il Dio in cui crediamo - dice Barsotti - è il Dio dell'alleanza, che ha voluto stabilire un rapporto, che ha reso possibile un incontro nostro con Lui. Ma ancora non è una risposta vera. La preghiera presuppone un grande mistero,
il mistero dell'Incarnazione. Dio si è fatto uomo. Facendosi uomo può parlarmi e io posso parlare a Lui. La comune natura rende possibile un contatto, un incontro. E la preghiera per i cristiani è proprio questo: parlare ad una persona vivente».  
   Allora, se la preghiera è possibile, cos'è? «E' questa unione con Dio. E' vivere una unione per la quale noi ci doniamo a Lui e Lui si dona a noi. Ma tutto è possibile perché è Dio che ha preso l'iniziativa. Dunque, è lui che prega. La preghiera nostra presuppone Lui. Non potremmo parlare a Lui senza che prima Lui parli a noi. E la nostra preghiera tanto più è vera, quanto più noi sentiamo che è Lui il primo che parla, il primo che entra nella nostra vita. E ci dà la speranza, ci viene in soccorso, ci conosce e ci ama. La preghiera presuppone dunque prima di tutto la fede». 
   E' la fede - prosegue don Barsotti - che dà la possibilità della preghiera. Il dono che l'uomo fa di sé a Dio è il dono della sua povertà e dei suoi peccati. Lui non può chiederci altro, anche perché l'unica cosa che non ha è il peccato. Lo riceve da noi. Si è fatto uomo
per addossare su di sé le nostre pene e i nostri peccati. Mentre tutto nella nostra vita sembra cadere nel vuoto, Dio alimenta in noi una speranza che sembra assurda, la speranza di una vita immortale. La preghiera è dunque uno scambio di vita: Dio si fa uomo e prende sopra di sé la nostra povertà, ma noi prendiamo di Lui tutto quello che egli è.
Nemmeno il Paradiso ci interessa più: abbiamo più che il Paradiso se abbiamo Lui». 
   E se qualcuno chiedesse a don Barsotti «insegnami a pregare», cosa risponderebbe il sacerdote teologo e poeta? «Prima di tutto gli direi che Dio è con lui, che gli parla, che lo ama. Se si riesce a pensare che c'è un Dio che ci ama, la preghiera nasce da sola. Una delle cose più grandi per l'uomo è sentire che vi è un'altra creatura che lo ama, che pensa a lui. Sentirsi pensati, amati, è la gioia più grande. Non per nulla il fidanzamento è il periodo più ricco che l'uomo viva, perché è un rapporto d'amore che nasce dalla consapevolezza e dall'esperienza di amare e di essere amati. Allora, se si vuole vivere la preghiera, prima di tutto si deve pensare che Dio è reale, che non è soltanto una immensità, non è soltanto la verità, non è soltanto la gioia, non è soltanto l'amore: è una persona. Alla fidanzata non si chiede altro che esistere».
   «Chiedete e vi sarà dato», dice il Vangelo. Dunque, nella preghiera si possono chiedere cose anche molto terrene? «Possiamo chiedere tutto - risponde Barsotti -. Dio viene incontro a noi così come siamo e noi siamo di carne, siamo piccoli. Dio non dimentica la nostra povertà e la nostra pochezza. Ci ha detto Lui stesso di chiedere il pane quotidiano,
ovvero tutto quello che riguarda i bisogni elementari dell'uomo. Con Dio siamo in un rapporto di amicizia, anche se un po' strano, perché da una parte c'è Lui che è tutto e dall'altra ci siamo noi che siamo nulla. Ma se Lui ci ama così come siamo deve venire incontro ai bisogni reali dell'uomo, che sono anche quelli dello stipendio, di un amore umano, di una certa felicità, di un certo successo, anche sul piano sociale. Tutto questo il Signore lo sa. Non ci condanna per il fatto che sentiamo questi bisogni. Ma se fossimo presi dall'amore di Dio questi bisogni cadrebbero. Anche un giovane quando comincia ad
amare una ragazza fin tanto che non è riamato sente la vita inutile: è una cosa terribile.
   
   Quando però avverte di essere amato, sente di possedere tutto. Chi è convinto di essere amato da Dio può fare a meno di tutto. In questo senso la preghiera ci spoglia dei nostri bisogni, perché è un dono più grande di quanto possono esserlo i bisogni dell'uomo». 
                                                                
                                                                   Andrea Fagioli