terça-feira, 5 de novembro de 2013

IL MIO IDEALE: GESU’ FIGLIO DI MARIA


IL MIO IDEALE: GESU’

FIGLIO DI MARIA

p. Emilio Neubert (santo)

Marianista

LIBRO I

L'IDEALE

I.

«VI HO DATO L'ESEMPIO»

Gesù: Fratello mio, tu ami mia Madre

e nell'amarla ti senti felice. Ma sei ancora ben lontano dall'amarla come vorrei. Tu l'ami perché si ama tutto ciò che è puro e bello, ed ella è purezza e bellezza ideale. Tu l'ami perché si amano coloro che sono buoni e premurosi, e nessuno è buono e premu­roso come lei. Tu l'ami perché la consideri come tua madre, e ogni figlio ama la propria madre. Tu l'ami perché hai sperimentato il suo amo­re e hai capito che con lei ti riesce più facile ri­manere puro e fervente. Tu l'ami perché hai imparato dai libri e dai predicatori che la devozione verso di lei è il mez­zo più facile per assicurarti la salvezza eterna e raggiungere la perfezione; ora tu vuoi salvarti e santificarti.

2. Tutti questi motivi sono buoni e possono ispirarti un tenero affetto verso mia Madre; non possono però costituire il fondamento di quella devozione che io desidero vederti praticare. La devozione verso mia Madre è qualche cosa di così grande, di così benefico, di così gradito a lei e a me, da rendere inadeguato ogni tuo tenta­tivo di praticarla in maniera ordinaria, o alta, o anche altissima: devi cercare la devozione più perfetta possibile.

3. Ebbene, sai qual è la devozione più perfet­ta verso Maria? Cerca nei libri, consulta i teolo­gi, interroga i santi, domanda il loro segreto ai più insigni servi di Maria che la terra abbia mai conosciuto; non troverai una devozione più per­fetta di quella che ti voglio insegnare io: la par­tecipazione, cioè, alla mia stessa pietà filiale verso mia Madre. La perfezione, per i miei discepoli, non consi­ste forse nell'essere simili al loro Maestro? Non ho dato loro l'esempio affinché facessero ciò che ho fatto io per primo? Il mio apostolo Pao­lo non ha ripetuto che per un cristiano tutto sta nell'imitare Cristo, nel rivestirsi di Cristo, nell'assumere i sentimenti di Cristo, nel vivere non più della propria vita, ma della vita stessa di Cristo? Ora dimmi, puoi tu concepire disposizioni più perfette verso mia Madre di quelle che ho avute io stesso?

Invito al colloquio: O Gesù, quale magnifico ideale è questo che mi proponi: partecipare alla tua pietà filiale verso la Ma­dre tua! Ma, povero peccatore qual sono, come potrò raggiungerlo? Come potrò anche solo comprenderlo?

II.

SONO FIGLIO DI MARIA PERCHE COSI HO VOLUTO

Gesù: Fratello mio, se vuoi comprendere i

miei sen­timenti di pietà filiale verso Maria, devi com­prendere anzitutto che se sono suo figlio è per­ché così ho voluto. Non ho fatto nulla per forza, né per caso, né senza scopo. Quando decisi di venire a rendere al Padre mio la gloria che gli è dovuta e a salvare l'uma­nità, una infinità di vie mi si aprivano dinanzi a tutte preferii quella di Maria. Liberamente e deliberatamente creai Maria perché divenisse un giorno mia Madre, così che ella non esisterebbe se non avessi voluto affidar­le tale compito; l'ho fatta quale è, affinché a sua volta mi facesse quale sono. Sono suo Figlio in tutta verità: ho voluto es­sere tratto, come ogni altro figlio, dalla sostan­za di mia Madre; ho voluto nutrirmi del suo lat­te; ho voluto essere curato e allevato da lei; ho voluto esserle sottomesso. Anzi, sono suo Figlio assai più di quanto tu non sia figlio di tua madre, poiché da lei sola ho voluto ricevere tutta la mia umanità. Sono suo Figlio in tutto il mio essere, come Dio e come Uomo, perché colui al quale ella ha dato la vita terrena è una sola e medesima per­sona col Verbo.

2. Ora sappi che se ho voluto essere suo Fi­glio, l'ho voluto per amore. Per amore di mio Padre anzitutto, pensando che avrei potuto glo­rificarlo meglio e che gli uomini lo avrebbero conosciuto ed amato meglio a motivo di lei. Poi per amore della stessa Madre mia, che mi avreb­be dato più gioia di quanta non me ne diano tut­ti gli angeli e tutti gli uomini insieme. Ma anche per amore degli uomini... e per amore tuo, mio caro fratello.

Invito al colloquio: Ave, verum Corpus natum de Maria virgine!

III.

CONTEMPLA E STUPISCI

Gesù: Contempla adesso ciò che il mio amore di Fi­glio mi ha ispirato per mia Madre. Fin dall'eter­nità, io penso a lei e l'amo, poiché fin dall'eter­nità vedo in lei la mia futura Madre. Penso a lei nel creare il cielo coi suoi angeli, penso a lei nel plasmare la terra e gli uomini. Penso a lei nel pronunziare la mia sentenza contro i tuoi progenitori, penso a lei nel rivelar­mi ai patriarchi e ai profeti.

2. Per amore di lei, la colmo di privilegi, ognuno dei quali oltrepassa ciò che ho fatto di più grande per tutte le altre creature, e in suo fa­vore sospendo le leggi che colpiscono tutti gli al­tri uomini. Lei, e lei sola, creo immacolata nella concezione, libera da ogni concupiscenza, esen­te da ogni imperfezione, piena di grazia più di tutti gli angeli e i santi. Madre di Dio e sempre Vergine, è glorificata anche nel corpo, come me e insieme a me, prima della risurrezione univer­sale.

3. Venuto in terra per riscattare il genere umano, consacro trent'anni della mia vita esclu­sivamente a lei, e tre anni soltanto al resto dell'umanità.

4. E non contento di renderla partecipe dei miei privilegi e della mia intimità, ho voluto che partecipasse alla stessa missione che il Padre aveva affidato a me. Redentore, ho deciso che fosse Corredentrice insieme con me e che tutto ciò che io meritavo con pieno diritto per la sal­vezza del mondo ella lo meritasse per una ragio­ne di somma convenienza.

5. Ed anche in cielo ho voluto che mi fosse as­sociata e che, essendo io l'avvocato degli uomi­ni presso il Padre, ella fosse la loro avvocata presso di me, per elargire tutte le grazie che con me ha contribuito a meritare in loro favore. E questo perché in cielo come in terra sono suo Fi­glio e mi compiaccio infinitamente di ricompen­sarla, con la mia liberalità, di tutto ciò che ha fatto e sofferto per amor mio.

6. Ascolta ancora: io vivo nella Chiesa, mio corpo mistico animato dal mio Spirito. Ciò che fa la Chiesa, lo faccio io; ciò che la Chiesa fa per mia Madre, lo faccio io stesso per lei. Ora considera quanta venerazione ed amore la Chie­sa le ha dimostrato: difendendo e proclamando i suoi privilegi; istituendo feste in suo onore; ap­provando le associazioni e le famiglie religiose che si propongono di servirla. Contempla la pie­tà dei suoi figli, dei suoi santi, così devoti tutti della Madre mia, delle anime ferventi sempre pronte a tributarle un culto specialissimo; degli stessi semplici fedeli, così gelosi dell'onore di Maria, così perspicaci - talora più degli stessi sapienti - nel riconoscere i suoi privilegi, così pieni di entusiasmo quando si tratta di darle qualche testimonianza di particolare affetto. Che cos'è tutto ciò se non una manifestazione grandiosa, sia pure ancora assai imperfetta, del­la mia singolare pietà filiale verso mia Madre? E a quanto ha fatto e farà per Maria sino alla fine dei secoli la Chiesa militante, aggiungi quello che fa per lei durante tutta l'eternità la Chiesa trionfante, poiché io vivo nei santi del cielo molto più che nei fedeli della terra. Cerca di comprendere i sentimenti di riconoscenza, di rispetto e di amore che i beati esprimono senza sosta alla loro Regina e Madre, cui si riconosco­no debitori della beatitudine eterna! In essi e per mezzo di essi sono sempre io che onoro e amo mia Madre.

7. Passa in rassegna tutte queste prove della mia pietà filiale, scandaglia ed approfondisci questo abisso di amore; cerca di comprendere quanto più puoi, ma sii persuaso che ciò che sfugge alla tua intelligenza è di gran lunga supe­riore a quanto con essa riuscirai a comprendere. E poi rifletti: è proprio di questa mia infinita pietà filiale che io voglio renderti partecipe.

Invito al colloquio: O Gesù, in passato, sentendomi così felice nell'amare la Madre tua, credevo di riuscire a raffigu­rarmi in qualche modo quale potesse essere il tuo im­menso amore per lei; ma ora vedo che esso è decisa­mente superiore ad ogni possibile umana immagina­zione. Sarà senza dubbio una delle maggiori nostre soddisfazioni in Paradiso il poterlo contemplare ed ammirare per tutta l'eternità, senza mal riuscire a ve­derne i limiti. Ma come potrò ricopiare in me una tale pietà filiale?

IV.

MIA MADRE, MADRE TUA

Gesù: Fratello mio, non puoi veramente imitare la mia pietà filiale verso Maria se non sei, come me, suo figlio. Ma sai veramente fino a qual punto sei figlio di Maria? Molti cristiani credono di saperlo, e infatti chiamano Maria loro madre. Eppure la maggior parte di essi hanno della sua maternità un'idea assai imperfetta: amano Maria «come se» ella fosse loro madre. Ora, che cosa ti rispondereb­be colei che ti ha partorito, se le dicessi: «Ti amo come se fossi mia madre»? Non sono pochi coloro che ritengono Maria loro madre unicamente per effetto di quella pa­rola che pronunziai prima di spirare, quando, vedendo mia Madre ai piedi della croce, e ac­canto a lei il discepolo prediletto, le dissi: «Don­na ecco tuo figlio», e a Giovanni: «Ecco tua madre». Senza dubbio la mia parola avrebbe potuto affidare a Maria una missione materna e creare in lei disposizioni simili a quelle di una madre; ma se la sua maternità fosse il frutto di quella parola soltanto, si tratterebbe di una ma­ternità puramente adottiva. Ora invece devi comprendere che Maria è tua «vera» Madre nell'ordine soprannaturale come ti è madre nell'ordine della natura colei che ti ha messo al mondo.

2. Madre è la donna che dà la vita. Ora Maria ti ha dato la vita per eccellenza. Te l'ha data a Nazareth, sul Calvario e al tuo Battesimo. A «Nazareth» ti ha concepito concependo me. Maria infatti sapeva che rispondendo a Ga­briele con un «sì» o con un «no» ti avrebbe dato la vita o ti avrebbe lasciato nella morte; rispose con un «sì» perché tu vivessi. Consentendo a dare la vita a me, consentiva a darla anche a te. Diventando mia Madre, diventava Madre tua. Da quel momento nei suoi disegni, come già nei piani di Dio (che ella peraltro conosceva e ai quali aderiva con tutte le forze), tu facevi parte del mio corpo mistico. Il capo ne ero io, ma tu ne eri membro. Così, sebbene in modo diverso, Maria ci portava entrambi nel suo seno mater­no, poiché i membri e il capo formano una real­tà inscindibile.