segunda-feira, 3 de setembro de 2012

Chi è contro la liturgia del Concilio è fuori dalla Chiesa, lo dice L'Osservatore Romano

http://chiesaepostconcilio.blogspot.pt/

Chi è contro la liturgia del Concilio è fuori dalla Chiesa, lo dice L'Osservatore Romano

Aggiornamento: spuntano come funghi gli articoli de L'Osservatore Romano del 1° settembre che -scopro ora- ha pubblicato stralci di tre relazioni presentate alla quarantesima settimana di studio dell'associazione professori e cultori di liturgia svoltasi a Rocca di Papa dal 27 al 31 agosto, presso il centro di spiritualità Mondo migliore. Tema di quest'anno «Il concilio Vaticano II e la liturgia: memoria e futuro». Qui c'è quello di Agostino Marchetto. E qui quello di Gilles Routhier. Occorrerà farne un dossier e riprendere i vari punti. Varrà la pena perché ci appare la Summa della vulgata conciliarista. Avremo occasione di riparlarne presto. Nel frattempo si impone una riflessione: manca completamente il confronto. Le due parti in causa, tradizionali e conciliari - che poi essere tradizionali non significa rinnegare tutto il Vaticano II - non si incontrano mai allo stesso tavolo, ma procedono su binari e convegni paralleli... Manca totalmente il confronto. L'esperienza mi fa dire che confronto non può esserci. Non resta che lo scontro... Staremo a vedere che aspetti prenderà nei giorni e nei mesi che verranno.

Un assaggio indigesto ripreso in rete dall'Agenzia Asca:
(ASCA) - Città del Vaticano, 31 agosto - La riforma liturgica del Concilio Vaticano II, "come tutto il grande movimento di rinnovamento del concilio, è un dato di fatto, un criterio acquisito, fa parte della storia della Chiesa, è Tradizione allo stato puro. Tutto ciò che vi si oppone è semplicemente fuori dall'orizzonte che la Chiesa si è data, non può quindi nutrirsi ad alcuna fonte certa": è quanto si legge oggi sull'Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede, in un articolo di Pierangelo Chiaramello, dello Studio teologico di Fossano, dal titolo "Quella riforma pienamente montiniana", che ricostruisce il pensiero di papa Paolo VI sulla riforma liturgica. L'articolo esce mentre in Vaticano si attende ancora una risposta da parte dei tradizionalisti lefebvriani, legati alla liturgia tridentina in latino.

[...] Il periodo tralasciato è nell'articolo successivo
Infatti c'è un ulteriore affondo de L'Osservatore Romano del 1° settembre, dal titolo Il Vaticano II e la liturgia. Lo pubblico integralmente, turandomi il naso, perché è l'esatta puntuale e completa espressione della vulgata dei nuovi "conservatori conciliari", che ha lo scopo evidente di mettere a tacere nuovamente qualunque voce Tradizionista osi levarsi nei confronti delle derive della Riforma montiniana, che si discosta dalla Costituzione conciliare sulla Liturgia, anche se in essa se ne trovano i prodromi e le fessure divenute voragini...

L'articolo usa il linguaggio fluido conciliare: molte enfatiche parole che apoditticamente affermano, ma non dimostrano nulla e dietro le quali c'è il vuoto spinto, che purtroppo viene riempito da false e arbitrarie applicazioni pastorali... Cosa presagisce e cosa ci stanno preparando, in vista dell'Anno della Fede e dei peana monocordi celebrativi degli anniversari del Vaticano II?

È un grande inganno dal quale noi non resteremo sopraffatti; ma la nostra voce è flebile, mentre la grancassa mediatica e pastorale nonché i poteri lobbystici penetrati nella Curia sono più forti che mai...

Settimana di studio a Rocca di Papa
Il concilio Vaticano II e la liturgia

Mai come nel concilio Vaticano II una riforma liturgica ha beneficiato della grande autorità di un concilio ecumenico. Tutto il movimento di riforma della Chiesa trovò il suo inizio con la liturgia, e, fatto non marginale, a promulgare la Costituzione conciliare Sacrosanctum concilium, insieme ai vescovi, fu Giovanni Battista Montini. Montini si trovò così ad attuare come Papa, ciò che desiderava come arcivescovo.

Il rinnovamento liturgico promosso dal Vaticano II ha certamente trovato in Paolo VI un autentico promotore e interprete. Egli ha voluto dare l’avvio alla riforma liturgica, precisarne i criteri, mantenerne l’impulso, farne studiare a fondo le questioni, definirne il progetto, spiegarla al popolo di Dio, difenderla da attacchi ingiustificati, cogliendone ogni volta i punti chiave, e soprattutto la rilevanza per la vita della Chiesa, sollecitando il popolo di Dio, in molteplici occasioni, ad accoglierne il principio fondamentale: la partecipazione attiva [Ritornello sviante di cui abbiamo parlato qui, ma ne parlo più diffusamente nel mio libro]. Per Giovanni Battista Montini il binomio liturgia-Chiesa è indissolubile, come luogo eminente di esperienza cristiana viva. Il rinnovamento liturgico configura un volto sempre più autentico della liturgia, per dare un volto sempre più autentico alla Chiesa.
[Che il binomio liturgia-Chiesa sia indissolubile non è vero solo per Giovanni Battista Montini, ma è un fatto incontrovertibile, perché si tratta della funzione primaria della Chiesa di garantire lo ius divinum al culto; il resto è conseguenza. Resta da stabilire se il cosiddetto e tanto arbitrariamente quanto apoditticamente dichiarato "volto sempre più autentico della liturgia" sia effettivamente quel che dice di essere e di conseguenza "volto sempre più autentico della Chiesa". Quanto esso sia purtroppo sfigurato, è sotto gli occhi di tutti.]

Oggi la letteratura sulla liturgia, tanto quella di natura scientifica quanto quella di natura militante e polemica, è sovrabbondante. Disponiamo però di ben pochi studi ermeneutici della Costituzione sulla liturgia. Tutta l’attenzione ha finito per concentrarsi sulla riforma liturgica, in particolare sul nuovo Ordo missae, e l’attenzione alla Costituzione sulla liturgia in sé, sulla scia di questo atteggiamento «negazionista», è stata eclissata dalla focalizzazione del dibattito sui libri liturgici.

La distinzione tra la Costituzione e la riforma in sé è legittima. È anche necessaria, perché non possiamo confonderle. Tuttavia, la loro distinzione non deve portare alla dissociazione e ancor meno a relegare nell’ombra la Costituzione, perché questo porta a un diniego del concilio o a farne una grandezza astratta, situata nella sua solitudine e maestà Olimpica, che non sarebbe consegnata alla storia.

Oggi il discorso della Chiesa cattolica in materia liturgica rischia di venire paralizzato dall’adozione dello stesso metodo del concilio di Trento, e la sua riflessione su questa materia rischia di lasciarsi intrappolare nella risposta che vuole dare ai contestatori, oggi gli integralisti, e agli abusi, adoperandosi per stabilirne una nuova lista. È giunto il tempo di far rivivere la singolarità e l'originalità del Vaticano II, che ha offerto una esposizione organica e serena sulla liturgia attuando un processo di discernimento, cercando di promuovere ciò che nella sua esperienza recente e illuminato dalla lunga tradizione può contribuire alla vita della Chiesa.
1 settembre 2012