sexta-feira, 4 de maio de 2012

La Fraternità Sacerdotale Buon Pastore non intende farsi "normalizzare", perderebbe la sua "ragione d’esistere".

Cogliendo una sintesi ben composta e lucida sulla vicenda della Buon Pastore, ne parliamo QUI, aggiungo solo che questo studio sembra voglia in un certo qual modo rispondere a quelle legittime preoccupazioni emerse nella riflessione di don Pierpaolo Petrucci superiore del distretto italiano della Fraternità Sacerdotale San Pio X.
Mi pare che Don Carusi, partendo già dal titolo « Il "rito proprio" e "l’ermeneutica della continuità" sono sufficienti ?», non manchi di replicare alle indicazioni di Mons. Pozzo, mettendo in causa la stessa esistenza dell'Istituto Buon Pastore : «Esso, se si privasse delle sue specificità statutarie, sarebbe – è l’avviso della nostra rivista – radicalmente denaturato e ci chiediamo: senza l’ “exclusive” e accantonando la “critica seria e costruttiva”, il Buon Pastore conserverebbe la sua ragione d’esistere?» Inoltre, dopo aver messo in guardia contro «Il pericolo dell’ubbidienza indebita o servilismo e della perdita di ciò che rappresentiamo», Don Carusi aggiunge con fermezza «dobbiamo dunque ritenere, fiduciosi nella Provvidenza, che siano appunto degli inviti.».

Mi sembra un modo molto elegante per dire che non accoglie come un obbligo le parole dell'Ecclesia Dei e che quindi non intende conformarvisi. In attesa di una parola autorevole del loro Superiore...

G.L. Bernini, Sant'Atanasio sorregge la Cattedra di S. Pietro
La nostra Redazione, a seguito del risultato della visita canonica all’Istituto del Buon Pastore, riceve delle domande che possono essere riassunte dal titolo di questo intervento. La questione ci sembra avere un rilevante interesse ecclesiale, anche tenendo conto della sollecitazione a pronunciarsi racchiusa in articoli a riguardo come quello del superiore italiano della Fraternità Sacerdotale San Pio X. Esporremo quindi alcune considerazioni ai nostri lettori, le quali – ovviamente – non impegnano se non la linea editoriale di questa libera rivista.
Il testo che la Rev. da Pontificia Commissione Ecclesia Dei ha prodotto offre all’Istituto del Buon Pastore alcune indicazioni, d’ordine in parte pratico-giuridico e in parte teologico-ecclesiale, toccando anche le “specificità” dell’Istituto, sebbene in termini non perentori ma piuttosto di consiglio: la Commissione, in merito alla celebrazione della Messa tradizionale come prevista dagli Statuti, invita a parlare di “rito proprio”, citiamo letteralmente, “senza parlare di esclusività” (ovvero, invito a modificare gli Statuti fondativi?); e - su questo secondo punto con formulazione un po’ più forte - chiede altresì di diminuire la “critica, sia pure seria e costruttiva”, degli aspetti del Concilio Vaticano II che pongono interrogativi, per insistere maggiormente sull’ “ermeneutica del rinnovamento nella continuità”, adottando “come base” il“Nuovo Catechismo”.leggere...