quarta-feira, 14 de abril de 2010

Mons. Lefebvre e la retta nozione di Tradizione



Nell’ultimo numero della rivista "Divinitas" (1-2-3/2010) Mons. Brunero Gherardini pubblica una monografia sulla Tradizione ecco un passo che ci sembra di fondamentale importanza. Il noto teologo in merito al concetto di Tradizione che oppone in modo irriducibile la Fraternità Sacerdotale San Pio X e il nuovo corso ecclesiale, presenta una formidabile sintesi da noi pienamente condivisa:

«Tentando ora una sintesi delle posizioni difese dall'Ecc.mo Mons. Lefebvre a favore della Tradizione, e senz' alcuna pretesa d'esaurirne il discorso, a me pare che l'urto si stabilisca tra:

- una formazione sacerdotale che affonda i suoi principi nella Tradizione ecclesiastica e nei valori soprannaturali della divina Rivelazione; ed una formazione sacerdotale aperta al’'ondifluo orizzonte della cultura in perenne divenire;

- una liturgia che ha certamente un punto di forza nella c. d. Messa tradizionale (passando però dalla Messa alla dottrina e da questa alla riaffermazione della Regalità sociale di N. S. Gesù Cristo); ad una liturgia antropocentrica e sociologica, dove il collettivo prevale sul valore del singolo, la preghiera ignora il momento latreutico, l'assemblea diventa l'attore principale e Dio cede il posto all'uomo;

- una libertà che fa dipendere la sua "liberazione" dal decalogo, dai precetti della Chiesa, dagli obblighi del proprio stato, e che non può sottrarsi al dovere di conoscere amare servire Dio; ed una libertà che omologa i culti, mette il silenziatore alla legge di Dio, disimpegna i singoli e la società sul piano etico e religioso, e lascia alla sola coscienza la soluzione di tutt’i problemi;

- una teologia che attinge i suoi contenuti dalle sue fonti specifiche (la Rivelazione - la Tradizione - il Magistero - la patristica - la liturgia); ed una teologia che apre i suoi battenti, un giorno sì e l'altro pure, a tutte le emergenze culturali del momento, anche a quelle in stridente antitesi con le suddette fonti, in una spasmodica autoriforma che lasci spazio al pluralismo degl'influssi filosofici, conformandosi ora a questo ora a quello;

- una soteriologia strettamente collegata con la persona e l'opera redentrice del Verbo incarnato, l'azione dello Spirito Santo applicativa dei meriti del Redentore, l'intervento sacramentale della Chiesa e la cooperazione dei singoli battezzati; ed una soteriologia che guarda all'unità del genere umano come conseguenza dell'incarnazione del Verbo, nel quale (cf. GS 22) ogni uomo trova la sua stessa identificazione;

- un’ecclesiologia che identifica la Chiesa nel Corpo mistico di Cristo e riconosce nella presenza sacramentale di Lui il segreto vitale dell'essere e dell'agire ecclesiale, del suo ringiovanirsi nel trascorrere del tempo, del suo irrobustirsi anche a fronte delle più cruente persecuzioni, del suo unificarsi nonostante gli scismi e le defezioni, della sua santità santificante nonostante il peccato dei suoi figli; ed un’ecclesiologia che considera la Chiesa cattolica come una componente della Chiesa di Cristo, unitamente ad altre componenti, che in questa fantomatica Chiesa di Cristo addormenta lo spirito missionario, dialoga ma non evangelizza, e soprattutto rinunzia al proselitismo come se fosse un peccato mortale;

- una Messa-sacrificio espiatorio, che celebra il mistero della passione morte e risurrezione di Cristo ri-presentandone sacramentalmente la redenzione satisfattoria; ed una Messa dove il prete è solo presidente ed ognuno è parte “attiva” del sacramento, grazie al fatto che la fede non si fonda su Dio che si rivela, ma è una risposta esistenziale a Dio che ci interpella;

- un Magistero consapevole d'aver in custodia il sacro deposito della Rivelazione divina con il compito d'interpretarla e di trasmetterla alle generazioni venture mediante il Concilio Ecumenico, il successore di Pietro, vertice e sintesi d'ogni istanza ecclesiale, nonché i successori degli apostoli, purché legittimi ed in comunione col Romano Pontefice; ed un Magistero papale che, lungi dal sentirsi voce della Chiesa docente, sottopone la Chiesa stessa al collegio dei vescovi, dotato degli stessi diritti e doveri del Romano Pontefice;

- una religiosità che attua la vocazione comune al servizio di Dio e, per amore di Lui, dei fratelli in umanità; ed una religiosità che sovverte quest’ordinamento naturale, fa dell'uomo il suo "focus" e, almeno nella pratica se non nella teoria, lo sostituisce a Dio.

Da quanto precede si desume facilmente come la Fraternità San Pio X intenda la Tradizione. Tradizione, infatti, è tutto il contrario di ciò che la Fraternità nega e di ciò cui s'oppone».

E di fronte all’accusa rivolta ufficialmente alla Fraternità di avere una "nozione incompleta e contraddittoria di tradizione" Mons. Gherardini è lapidario:

«"Salvaguardare la fede e combattere l'errore" dovrebb’essere l'ideale e l'impegno sia della Chiesa, sia d’ogni suo figlio. Alla luce di ciò, mi resta difficile capire se il già citato rimprovero di "Tradizione incompleta e contraddittoria" abbia un reale fondamento. Una cosa mi par di capire: non si fonda sullo "spirito di Assisi"»
fonte:una Fides